Omicidio ex carabiniere, le intercettazioni tra i coniugi e la testimonianza della sorella della vittima

Nell’ordinanza del gip Tosi emergono una serie di intercettazioni e testimonianze sull’astio provato dalla coppia di San Donaci, verso l’ex carabiniere.

Una serie di intercettazioni e testimonianze sull’astio provato dalla coppia di San Donaci, verso l’ex carabiniere. Un’avversione che sarebbe sfociata, in base a quanto emerso dalle indagini, nell’omicidio di Silvano Nestola, per mano di Michele Aportone.

Come sostiene il gip Sergio Tosi, nell’ordinanza di arresto a carico del 70enne di San Donaci: “Dall’insieme degli elementi sin qui esposti, tutti riconducibili al movente del delitto, appare indubitabile che l’avversione alla relazione tra Silvano Nestola con la figlia della coppia, non si limitava alla madre, ma era condivisa dal padre.

Il giudice espone una serie di elementi per avvalorare la tesi della pubblica accusa.

Anzitutto, la vicenda relativa al controllo della figlia, a mezzo dell’apparato GPS, vede protagonisti entrambi i coniugi sia nella fase di programmazione, sia in quella di concreta attività di controllo.

Sarebbe stato Michele Aportone a prendere contatti con il fornitore dell’impianto. E avrebbe assistito assieme alla moglie, all’installazione dello strumento. Invece, le prove sul GPS sarebbero state effettuate dalla coniuge, solo perché il marito appariva privo delle necessarie nozioni tecniche.  Invece, il padre avrebbe esercitato un concreto controllo sugli spostamenti della figlia, dal momento che effettuava 134 verifiche dalla sua utenza. Arrivando a cancellare dalla rubrica del suo cellulare il contatto con il fornitore e tutti gli sms di geolocalizzazione.

Inoltre, sostiene il gip, le indagini svolte dopo l’omicidio, testimoniavano della comunanza di intenti fra i coniugi, come emergerebbe da alcune conversazioni intercettate, dopo che questi ricevevano l’avviso di accertamenti balistici ed autoptici.

In data 19.5.2021, vengono intercettate dai carabinieri, queste dichiarazioni.

Michele: “… Io ho super garantito… che le armi mie non sparano da 16-17 anni, 15 anni, non so, 14… che le robe che hanno… sequestrato… loro hanno preso i fucili in mano e poi hanno preso le robe, si possono inquinare? Dice no… La tracciabilità di quei giorni prima se io sono andato a Copertino? Si! Sono andato a Copertino, è probabile che sono andato a Copertino…”

Rossella: “speriamo che finisca presto questa storia che non ce la sto facendo proprio più. Ogni volta che parliamo di questa storia mi sento proprio fiacca, mi viene un infarto, mi viene… la tachicardia accelera, cose fiacche… mamma mia, che cosa che dovevamo incappare noi… che cosa…”

Michele: “quello che vuole, basta… basta, basta che ce ne usciamo da questa storia, basta che ce ne usciamo da questa storia per stare tranquillo, inizio di nuovo a lavorare sereno… poi i soldi, poi ci pensiamo. Ma guarda che mi vengo a trovare coinvolto io, senza che ne so niente. Adesso ho capito perché si sono presi i cuscini… per guardare a tutti…”

Rossella: “… incomprensibile…”.

Michele: “per guardare a tutti i punti se ci sono tracce di polvere da sparo… ma chi cazzo ha toccato le armi, chi cazzo le ha toccate…”

Rossella: “Ma i cuscini, quali?”.

Michele: “Quelli dentro il pulmino!”

Rossella: “Quelli dentro il pulmino?”

Michele: “Il pulmino che usano gli operai!”.

Le testimonianze

Il gip Tosi sottolinea inoltre nell’ordinanza, la valenza indiziaria sulla patologica ostilità e la conseguente programmazione dell’evento delittuoso, di quanto riferito alla P.G. procedente in data 6.5.2021, dalla sorella della vittima. In ben due occasioni, nei giorni immediatamente precedenti l’omicidio del fratello, lei ed il marito percepivano la presenza di estranei nei pressi della loro abitazione. La prima volta il 28 aprile Ed è l’episodio del 30 aprile, che la donna ricordava con maggior precisione, affermando:

“…. In pratica nel pomeriggio del 30.04.2021 vennero a farmi visita mia suocera… e poco dopo anche mia cognata…, questo accadeva nel pomeriggio tra le 17.30 e le 18.00. Dopo circa un’ora arrivava anche con la sua auto mio fratello Silvano, il figlio ed il loro cane. Poi nell’ordine andavano via mia cognata e mia suocera e dopo ancora mio fratello. Poco dopo che Silvano era andato via, io mio marito, che era giunto a casa prima che Silvano andasse via, ero all’interno del giardino e precisamente verso l’angolo a destra dell’abitazione ed ebbi modo di notare attraverso la recinzione e la siepe che sulla strada vi era una auto sostanzialmente ferma che poi si è mossa lentamente verso in direzione del cancello di ingresso della mia abitazione, l’auto attirò la mia attenzione in quanto il soggetto a bordo, un uomo – che non riesco a descrivere non so se avesse i capelli grigi o se questo ricordo deriva dal fatto che l’auto era grigia – procedeva oltremodo piano e osservava attorno, tanto che immediatamente dissi a mio marito che c’era un’auto e che la persona stava guardando. Mio marito, per poter vedere l’auto in questione, essendo il cancello di ingresso munito di lamiera è dovuta spostarsi in casa per azionare l’apertura elettrica e quando ormai si è affacciato l’auto si era già allontanata. L’auto in questione era di piccole dimensioni, un’utilitaria in pratica”.

Ed aggiunge il gip, “Non va trascurato che l’auto sostava esattamente nel punto in cui, a distanza di pochi giorni, si sarebbe compiuto l’omicidio”.



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