Operazione “Contatto”: la Procura chiede l’arresto per i Coluccia innanzi ai giudici del Riesame

La decisione sugli Appelli del Pm è attesa nei prossimi giorni. Sempre nella giornata odierna, il Riesame ha accolto i ricorsi presentati dalla difesa e disposto l’immediata scarcerazione di due indagati.

Tribunale penale Lecce

La Procura chiede l’arresto per i Coluccia, ritenuti a capo dell’associazione mafiosa smantellata dopo l’operazione investigativa “Contatto”.
Questa mattina, innanzi al Tribunale del Riesame ( Presidente Silvio Piccinno, relatore Maria Pia Verderosa, a latere Antonio Gatto), si è tenuta la discussione in aula, a seguito dell’Appello presentato dal pubblico ministero Roberta Licci. La Procura, nei giorni scorsi aveva infatti impugnato l’ordinanza di custodia cautelare del gip Edoardo D’Ambrosio, il quale aveva rigettato la richiesta di misura carceraria per: Antonio Coluccia, detto Bullo, 60enne; Luigi Otello Coluccia, detto Gigetto, 71enne; Michele Coluccia, 58 anni, tutti di Galatina; Giuseppe Salvatore Fiorito, 51 anni di Cutrofiano.

Le accuse

I quattro indagati rispondono di associazione a delinquere di stampo mafioso. Nello specifico Luigi Coluccia, secondo la tesi della Procura, avrebbe “dettato unitamente a Michele e Antonio Coluccia, e nonostante lo stato di detenzione, le direttive in materia di ripartizione del territorio tra i referenti di zona, con particolare riferimento alle piazze di spaccio”. Non solo poiché il pm Licci ritiene che avrebbe anche ” beneficiato del sostentamento economico da parte degli affiliati…”; infine, sarebbe intervenuto direttamente, per il tramite dei cugini Gugliersi e unitamente a Giuseppe Fiorito per “la risoluzione dei conflitti insorti tra le articolazioni territoriali dell’associazione”. Invece, riguardo Antonio Coluccia, la Procura sostiene che “all’interno dell’associazione si attendeva la sua scarcerazione in previsione di una ristrutturazione verticistica, durante la quale sarebbero stati riassegnati ruoli e posizioni“.

Il gip D’Ambrosio afferma però “non si ritene raggiunto uno standard di assoluta certezza ( alla stregua dello specifico criterio di gravità indiziaria) in ordine alla responsabilità degli indagati per il reato di cui all’articolo 416 bis”. Invece, la figura di Michele Coluccia si incrocia nell’inchiesta “Contatto” con quella di Luciano Biagio Magnolo, ex assessore alle politiche sociali del Comune di Sogliano Cavour. Quest’ultimo è accusato dalla Procura “di versare somme di denaro per il sostentamento dei capi detenuti”. Risponde di “concorso esterno in associazione mafiosa” ed è stato raggiunto dalla misura degli arresti domiciliari ( confermata nei giorni scorsi dal Tribunale del Riesame). Durante l’interrogatorio di garanzia, Magnolo, assistito dagli avvocati Giuseppe e Michele Bonsegna, “ha negato sdegnosamente di aver mai fornito aiuti esterni al clan“. Inoltre, ha dichiarato di non conoscere i Coluccia.

La ricostruzione della Procura

Secondo la ricostruzione della Procura, inoltre, Vincenzo Cianci (elemento di spicco del clan) avrebbe schiaffeggiato il sodale Giuseppe Antonaci, reo di aver danneggiato un’autovettura di Magnolo, ritenuta “persona vicina al clan Coluccia”. Cianci giustificherebbe la punizione con la frase “è come se questo rimprovero fosse arrivato direttamente da Michelino ( detenuto in carcere). Il gip ritiene però Michele Coluccia “non raggiunto da gravi indizi di colpevolezza” per tale episodio. La decisione del Riesame sugli Appelli del pm è attesa nei prossimi giorni. Gli indagati sono assistiti dagli avvocati Donato Sabetta, Francesco Vergine, Luigi Greco e Carlo Martina.

I ricorsi della difesa

Sempre nella giornata odierna, il Tribunale del Riesame ha accolto i ricorsi presentati dalla difesa. Nello specifico, per Domenico Dell’Avvocata, 24 anni di Cutrofiano, (assistito dall’avvocato Arcangelo Corvaglia), il quale rispondeva di associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti e alle rapine e per Cosimo Paglialonga, detto Pallunaru, 63 anni di Collepasso (difeso dal legale Elvia Belmonte), accusato di associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti. Entrambi erano ai domiciliari, ma il Riesame ha disposto l’immediata scarcerazione.
Sempre oggi si è tenuto il Riesame per Giuseppe De Matteis, detto trattorista grande, 30enne di Corigliano d’Otranto, difeso dal legale Romolo Chiriatti. L’indagato, ristretto ai domiciliari, risponde dell’ipotesi di reato di associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti.