
Anche oggi, poche udienze e molti rinvii, scarso afflusso di gente e controlli rigorosi al Tribunale di viale de Pietro, nella fase 2 dell’emergenza sanitaria da covid-19.
Alcuni procedimenti si sono svolti con modalità “da remoto“, come ad esempio. le misure cautelari dinanzi al gip Sergio Tosi.
In altri sporadici casi, sia in corte di Appello che dinanzi ai giudici in composizione collegiale, si è tenuta la regolare celebrazione dei processi.
Dinanzi al collegio della prima sezione, come riferito in un altro articolo, si è svolto un processo su un presunto caso di violenza sessuale a danno di due sorelline, per mano del compagno della madre. L’udienza, seppur a porte chiuse, si è celebrata alla presenza della parti in aula (giudici, pm, avvocati e cancelliere).
La modalità “da remoto” (le parti del processo sono collegate in videoconferenza), a cui, a volte, si fa ricorso in questa fase di emergenza da covid-19, occorre sottolineare, non è ben vista dalla maggior parte degli avvocati.
Ed in mattinata l’avvocato Martino Carluccio (nella foto) che ha partecipato al suddetto processo ed attendeva l’orario previsto per l’inizio dell’udienza, munito di guanti e mascherina anti-contagio, come tutti i suoi colleghi, ha voluto esprimere alcune considerazioni sulla questione: “La modalità da remoto limita indubbiamente la figura e il ruolo dell’avvocato nel processo, in quanto la sua partecipazione fisica in udienza rende qualitativamente più incisiva ed efficace la dialettica processuale, apportando un valido contributo alla ricerca della verità in modo tale da conseguirla nel rispetto della pienezza dell’esercizio del diritto alla difesa”.