Appello bis “Sabr” su presunto caporalato nelle campagne di Nardò. Confermate le assoluzioni per tutti gli imputati 

La Corte d’Assise d’Appello di Taranto ha assolto imprenditori e “caporali” finiti sul banco degli imputati.

Arriva la conferma dell’assoluzione per tutti gli imputati, “per non aver commesso il fatto” al termine del processo di Appello relativo alla maxi inchiesta Sabr. Erano accusati di avere ridotto in schiavitù i lavoratori extracomunitari impegnati nella raccolta di angurie e pomodori, nelle campagne di Nardò (in contrada Boncuri), nel periodo compreso fra il 2008 ed il 2011.

La Corte d’Assise d’Appello di Taranto ha assolto imprenditori e “caporali” finiti sul banco degli imputati. Rispondevano a vario titolo ed in diversa misura di associazione a delinquere, finalizzata a reclutare cittadini extracomunitari clandestini”, “sfruttamento e riduzione in schiavitù”, “intermediazione illecita”.

Nel mese di marzo dello scorso anno, la Cassazione aveva, invece, annullato la sentenza della Corte d’Assise d’Appello di Lecce con cui era stata stabilita l’assoluzione degli imputati. La terza sezione penale della Corte di Cassazione ha disposto l’annullamento con rinvio di quella sentenza, accogliendo i ricorsi del pm e delle parti civili.

Ricordiamo che nell’aprile del 2019, i giudici di Appello avevano ribaltato la sentenza di primo grado emessa dalla Corte d’Assise e assolto dalle accuse più gravi, tutti gli imputati del maxiprocesso “Sabr”.

La Corte aveva comunque inflitto due condanne.

Il collegio difensivo

Il collegio difensivo è composto, tra gli altri, dagli avvocati: Francesco Galluccio Mezio, Antonio Palumbo, Luigi Corvaglia, Giuseppe Bonsegna, Antonio Romano, Vincenzo Blandolino, Giuseppe Cozza, Fabio Domenico Corvino, Salvatore Donadei, Vincenzo Perrone, Ezio Maria Tarantino, Lucio Calabrese, Amilcare Tana, Silvia Sabato, Antonio Luceri, Mario De Lorenzis.

Secondo la pubblica accusa, rappresentata dal pubblico ministero Elsa Valeria Mignone sarebbe emersa un’associazione a delinquere caratterizzata da una struttura piramidale costituita da: imprenditori locali che costituivano il “vertice”, “reclutatori” africani, caporali e capi squadra.

L’Operazione investigativa “Sabr” (dal soprannome di uno dei caporali) prese il via dalla ribellione guidata da Sagnet, che portò alla denuncia tra il 2009 ed il 2011, di un brutale sistema di sfruttamento nei campi di raccolta di angurie e pomodori. Da lì, partirono le indagini dei Ros di Lecce.

L’altro processo

Invece, sempre questa mattina, ha avuto inizio il processo di Appello sul decesso di un bracciante sudanese, impiegato nella raccolta dei pomodori nelle campagne tra Nardò e Avetrana. La Corte d’Assise d’Appello di Lecce ha anzitutto disposto il non luogo a procedere per un imputato,  per morte del reo.

Il processo è stato rinviato all’11 gennaio del 2024 per la discussione.

Ricordiamo che nel novembre del 2022, la Corte d’Assise di Lecce (presidente Pietro Baffa, a latere Maria Francesca Mariano e giudici popolari), al termine del processo, aveva inflitto la pena complessiva di 29 anni di reclusione nei confronti dei due imputati.