La Procura leccese indaga sui presunti abusi sessuali da parte di un sacerdote, “confessati” nel corso di una telefonata con la vittima.
Il pubblico ministero Stefania Mininni già nei mesi scorsi (come riportato in un nostro articolo dell’ottobre 2018) ha aperto un’inchiesta sulla vicenda, dopo la denuncia-querela di un’associazione, sottoscritta dalla “persona offesa”.
Le indagini non sono ancora concluse e vige il massimo riserbo da parte degli inquirenti. Ad ogni modo, sono scattati i primi accertamenti per verificare la veridicità delle accuse. Adesso la Procura, dopo avere acquistato e vagliato attentamente la telefonata “incriminata”, valuterà quali provvedimenti adottare. Naturalmente va anche considerato che i fatti sono datati e pende la mannaia della prescrizione. Ad ogni modo verranno prese in considerazione anche le dichiarazioni delle altre sei persone che, dopo la prima denuncia, avrebbero trovato il coraggio di raccontare gli abusi subìti dallo stesso sacerdote.
I fatti risalgono a circa trent’anni fa e si sarebbero verificati in un piccolo paese alle porte di Lecce. Il prete avrebbe approfittato di un momento di fragilità del ragazzino, abusando di lui per sei lunghissimi anni. La vittima ha provato a dimenticare le violenze, cercando di rifarsi una vita lontano dal Salento e trasferendosi a 16 anni in Germania, dove ora lavora e ha una famiglia.
In seguito, però, quel terribile passato sarebbe riemerso prepotentemente e l’uomo ha deciso di denunciare le presunte molestie sessuali per mano del prete, quand’era solo un ragazzo. Fino alla telefonata “choc” con il sacerdote, da cui emergerebbe la “confessione” di quest’ultimo.
