Presentata la relazione semestrale della Dia, la situazione nella provincia di Lecce

L’analisi conferma il trend degli scorsi anni secondo cui la criminalità è meno legata a manifestazioni di violenza agendo attraverso infiltrazioni economico-finanziarie.

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Nella giornata di ieri, venerdì 30 settembre è stata pubblicata sul sito del Senato della Repubblica la relazione semestrale della Direzione investigativa Antimafia, presentata dal Ministro dell’Interno e relativa all’analisi sui fenomeni di criminalità organizzata di stampo mafioso del II semestre del 2021.

L’analisi è realizzata sulla base delle risultanze giudiziarie e di prevenzione e conferma, ancora una volta, che il modello ispiratore delle diverse organizzazioni criminali di tipo mafioso appare sempre meno legato a manifestazioni di violenza ed è, invece, rivolto verso l’infiltrazione economico-finanziaria. Ciò appare una conferma di quanto era stato già previsto nelle ultime Relazioni ed evidenzia l’importanza dell’aggressione ai sodalizi mafiosi anche sotto il profilo patrimoniale tesa ad arginare il riutilizzo dei capitali accumulati illecitamente per evitare l’inquinamento dei mercati e dell’Ordine pubblico economico.

Il Salento

Non fa eccezione il Salento, dove, i riscontri giudiziari relativi alla provincia di Lecce hanno messo in evidenza nuove modalità̀ organizzative delle associazioni mafiose che evolvendosi verso forme “imprenditoriali” attuano un più̀ sottile e strategico processo di azione.

La grande capacità di adattamento ha permesso infatti ai clan leccesi di addentrarsi con nella situazione di precarietà̀ e di insicurezza economica causata dalla crisi sanitaria da COVID-19 passando da metodi di diretta prevaricazione a modalità̀ di infiltrazione economiche volte a favorire relazioni di scambio e collusioni nei mercati legali.

Il risultato è inevitabilmente quello di un silenzioso ma tenace inquinamento dell’economia legale con disomogeneità̀ nella distribuzione del reddito, degli aiuti statali, dell’allocazione delle risorse produttive e quindi un’alterazione delle regole della libera concorrenza di mercato.

Traffico di stupefacenti

Un inquinamento che si realizza spesso con i profitti accumulati dai sodalizi con il traffico di sostanze stupefacenti. Ne è conferma il provvedimento di sequestro finalizzato alla confisca di beni immobili per un valore complessivo di 1 milione e 200 mila euro operato dalla DIA il 7 dicembre 2021 nei confronti di una persona arrestata in Brasile nell’ambito dell’operazione “Skipper”, che ha evidenziato il suo stretto legame con i capi della sacra corona unita salentina nel commercio transnazionale di cocaina. Rispetto al capoluogo la provincia tende ad essere più̀ geocentrica in quanto i gruppi mafiosi notevolmente ridimensionati rispetto al passato fanno generalmente capo ad interi nuclei familiari radicati nei piccoli comuni di residenza.

Anche nei territori limitrofi al capoluogo salentino la principale attività̀ illecita rimane il traffico di stupefacenti che ha determinato la formazione di una galassia malavitosa in cui criminalità̀ organizzata e comune si fondono indissolubilmente.

Pubbliche amministrazioni

La criminalità̀ organizzata leccese sempre alla ricerca di più̀ ampi margini di consenso estende i propri tentacoli del malaffare non solo nel tessuto socioeconomico ma anche in quello della pubblica amministrazione. Lo testimoniano i numerosi provvedimenti interdittivi emessi dal Prefetto di Lecce nel semestre di riferimento e in passato gli scioglimenti degli enti locali interessati da condizionamenti mafiosi che compromettono il buon andamento e l’imparzialità̀ dell’attività̀ comunale.

Giochi d’azzardo

Il business dei giochi rappresenta un altro dei campi prediletti dai clan della provincia.

In linea di continuità̀ col passato nell’intero circondario salentino anche i reati contro il patrimonio e nello specifico le estorsioni non hanno fatto mancare i connessi segnali intimidatori e violenti in danno di beni mobili ed immobili di proprietà̀ di artigiani, commercianti ed imprenditori ma anche funzionari pubblici ed esponenti delle Amministrazioni locali.

Armi

A riprova della capacità aggressiva dei diversi sodalizi leccesi suscita una particolare preoccupazione anche il cospicuo numero di armi sequestrate nell’ambito delle attività̀ di contrasto.

Sbarchi

In questo semestre la costa leccese è stata interessata da massicci sbarchi di clandestini provenienti dai Paesi dell’Africa sub sahariana e del Medio Oriente. Sostanzialmente immutato è rimasto il modus operandi adottato dalle organizzazioni criminali transnazionali per trasportare i migranti sul territorio italiano. L’area di approdo più̀ frequentemente utilizzata dagli scafisti è la costa del basso Adriatico, in particolare il litorale che da San Cataldo si estende fino Santa Maria di Leuca con saltuari sbarchi sulle coste joniche.  Nel corso di distinte operazioni di polizia sono stati rintracciate numerose persone, tra cui minori prevalentemente di etnia pakistana ma anche curdi, iracheni, iraniani, siriani, palestinesi, egiziani, nonché̀ cittadini appartenenti alle repubbliche dell’ex Unione Sovietica.