«Uccisi perché erano felici». Così Antonio De Marco ha pianificato l’omicidio: 10 minuti per ammazzare Daniele e Eleonora

«Li ho uccisi perché erano troppi felici ». Con queste parole Antonio De Marco ha motivato l’omicidio di Daniele e Eleonora, due anni fa. Ecco tutte le tappe della vicenda.

«Da quanto mi stavate pedinando?». Questa la domanda che Antonio De Marco ha rivolto agli uomini in divisa che si sono presentati all’Ospedale “Vito Fazzi” di Lecce, prima di scoppiare a ridere. Non ha provato a scappare, non ha pianto né per aver tolto la vita a Daniele De Santis e Eleonora Manta, uccisi a coltellate con violenza solo per “invidia” né perché era stato scoperto nonostante avesse pensato a tutto. Provato e rassegnato, ha ammesso di aver sbagliato, «di aver fatto una cavolata». Ma è stato molto di più di un gesto di rabbia, di un omicidio di impeto, pista scartata fin da subito.

È stato un delitto architettato nei minimi particolari chissà da quanto tempo, studiando con attenzione le strade da percorrere per evitare le telecamere di videosorveglianza e i tempi da rispettare. Torturare, uccidere, ripulire con «acqua bollente e candeggina». Una sequenza agghiacciante che non ha messo in pratica, non del tutto, disturbato forse dai vicini che, credendo che nell’appartamento fosse entrato un ladro, hanno urlato “abbiamo chiamato la Polizia”. Dallo spioncino assistono all’orrore. La mano, violenta, spietata, è quella di un 21enne che non si è fermato per pietà.

Gli ultimi minuti di vita di Eleonora e Daniele

21 settembre. Le lancette dell’orologio segnano le 20.05 quando Eleonora scatta una fotografia al suo Daniele, appena tornato a casa con i dolci per festeggiare la convivenza appena cominciata. Alle 20.43 entra per l’ultima volta su Instagram. Dopo quell’ora non toccherà mai più il cellulare. Un minuto dopo, alle 20.44 Daniele invia una foto scattata con Whatsapp ad una chat. Alle 20:46 la mamma dell’arbitro invia un messaggio al figlio, ma non riceve risposta. È probabile – sospettano gli inquirenti – che sia quello l’orario in cui è cominciato l’orrore. Lo confermerebbe un altro drammatico dettaglio ricostruito analizzando i telefoni dei due fidanzati. Alle 20:47 è stato scattato uno screenshot allo schermo bloccato. È probabile che Daniele, dopo essere stato ferito, abbia cercato di chiedere aiuto. Con le mani piene di sangue non è riuscito a sbloccare il cellulare. Stringendo lo smartphone potrebbe aver schiacciato involontariamente i pulsanti e scattato l’ultima foto presente in memoria.

La prima chiamata alle forze dell’ordine è delle 20.45. La seconda poco dopo, alle 20.54, quando un testimone avrebbe raccontato di aver visto un uomo allontanarsi dall’abitazione di via Montello con il cappuccio, lo zaino in spalla e un coltello. Cosa sia accaduto in quegli interminabili minuti è cosa nota. Il 21enne è riuscito ad entrare in casa grazie a una copia delle chiavi,cogliendo i due di sorpresa mentre stavano cenando – la tavola era ancora apparecchiata all’arrivo dei Carabinieri. Si è accanito su Eleonora con 35 coltellate. Ne ha riservate meno a Daniele, nonostante i tentativi di difendersi. Nonostante abbiano cercando di convincerlo a fermarsi. «Ci stai ammazzando» avrebbero detto.

Cosa lo ha incastrato?

Alle 21.09 il 21enne è stato immortalato da una telecamera in via Fleming, non lontano dall’abitazione presa in affitto con altri studenti. Uno scatto a volto scoperto finisce nelle mani degli inquirenti. Perché questo passo falso? Come mai un errore così grossolano nel “crimine perfetto” che aveva pianificato? È spiegato nelle pagine del decreto di fermo. Lo studente, nella colluttazione, aveva perso sia il cappuccio che aveva ricavato tagliando delle calze di nylon sia la mascherina nera utilizzata per confondersi tra la gente e schivare gli occhi elettronici. E poi le macchie di sangue sui pantaloni indossati: una grande, all’altezza del ginocchio sinistro. L’altra più piccola sulla gamba destra.

Ci sono poi i biglietti, i cinque fogli di carta su cui aveva scritto la sequenza che avrebbe dovuto mettere in pratica: torturare la coppia, ucciderla, ripulire e scappare. Un progetto letale definito «una rarità nel panorama della criminologia» dal procuratore Leonardo Leone De Castris. Come pretendeva di farlo è impossibile saperlo. Non aveva messo in conto che Daniele avrebbe difeso Elly?

Il piano diabolico non è andato come lo aveva premeditato (aggravante che gli è stata contestata insieme alla crudeltà). Nei foglietti di carta staccati da un blocnotes non aveva scritto una parola importante: «imprevisti». Ha deciso che Eleonora e Daniele dovevano morire, ha disegnato nella sua mente la sequenza dell’orrore, ha calcolato i dettagli, i tempi, ma fortunatamente non ha fatto bene i suoi conti. Fortunatamente, perché sono stati gli errori ad incastrarlo, permettendo di dare un volto e un nome a un assassino.

Non ha fatto i conti con i testimoni. Non ha previsto le urla di Eleonora e Daniele che lo hanno implorato di fermarsi. Non ha pensato che si sarebbero difesi con tutte le loro forze.

Sapeva di avere il fiato sul collo

Antonio De Marco aveva lasciato troppi indizi dietro di sé. Non aveva avuto il tempo, ad esempio, di ripulire la scena del crimine come aveva pensato di fare quando nello zaino giallo aveva infilato detersivi e candeggina. Per rallentare le indagini aveva anche cancellato dal cellulare il numero di Daniele. La sua foto di whatsapp ad un certo punto è scomparsa.

Non solo, dopo il delitto – anche se ha continuato a condurre la vita di sempre tra università, tirocinio e cene (il giorno del funerale dei due fidanzati è andato a una festa di compleanno di una collega) – si sarebbe ben guardato dall’usare il cellulare. Ha chiamato solo i familiari, poche telefonate e brevi.

La normalità lo ha tradito. Il 26 settembre, infatti, gli uomini in divisa hanno acquisito una banconota da 20 euro con cui De Marco aveva acquistato un fumetto in un negozio. E due preservativi e alcuni fazzoletti usati durante un rapporto sessuale con una escort il pomeriggio del 27 settembre. Ecco impronte digitali e Dna. Altri pezzi del puzzle.

I diari

Ha confessato lo studente, ma non ha mai spiegato perché ha tolto la vita a Daniele e alla sua fidanzata Eleonora. Antonio De Marco il ragazzo anonimo, taciturno, di quelli che passano inosservati o se li incontri te ne dimentichi, aveva un lato oscuro. La faccia pulita nascondeva il volto di un assassino, di un serial killer probabilmente come sospettato dagli inquirenti e come trapela da alcune pagine del diario. Aveva scritto che avrebbe ucciso ancora se non avesse trovato una ragazza che lo amava.

L’amore che mancava e che ha tolto a Eleonora e Daniele. Per De Marco è arrivata la condanna. Fine pena mai, per lui e per i genitori di due ragazzi uccisi senza un perché.



In questo articolo: