Michele Misseri, rompe il silenzio e torna a parlare nel corso della trasmissione «Quarto Grado». Ai microfoni di Ilaria Cavo, il contadino dice la sua sulle motivazioni della sentenza di primo grado che ha condannato sua figlia Sabrina e sua moglie Cosima all’ergastolo
Il «lupo perde il pelo ma non il vizio» verrebbe da dire di fronte all’intervista di Michele Misseri rilasciata ai microfoni della trasmissione televisiva «Quarto Grado», in onda come di consueto il venerdì sera in prima serata. Il contadino di Avetrana che nel frattempo si è fatto crescere i baffi a suo dire «in segno di lutto» ha rotto il silenzio e lo ha nel modo a lui più “familiare”, davanti a quelle telecamere che anche in passato lo avevano ripreso nei suoi contradditori sfoghi. Il contenuto delle sue parole, infatti, è lo stesso di sempre. Di fronte ad Italia Cavo e all’Italia intera lo zio Michele ha ribadito a gran voce la sua colpevolezza e, di conseguenza, l’innocenza della moglie e della figlia, in carcere dopo essere state condannate all’ergastolo in primo grado per l’omicidio della piccola Sarah Scazzi. All’inviata di Videonews, il contadino, condannato a nove anni di reclusione per avere soppresso il cadavere dell’allora 15enne, ha commentato le motivazioni della sentenza «E chi siamo? La ‘ndrangheta? La più grossa malavita dell’Italia? Tutti ci hanno sempre descritto bene poi, tutto a un tratto, siamo diventati una ‘ndrangheta?». «Non c’era nessun segreto», prosegue l’uomo «quel buco nero di cui hanno parlato, quel giorno io l’avevo in testa. Ho chiesto una perizia psichiatrica, ma non mi è stata concessa. Non ricordo come sia successo, quando ho messo la corda… Sarah non mi aveva fatto niente. Perché l’ho uccisa? Nel prossimo grado di giudizio chiederò ancora una perizia: voglio sapere quel che ho in testa…». La giornalista sottolinea poi che, secondo i giudici, non è stato lui a ucciderla, ma Sabrina e Cosima. «E davano a me il cellulare? Mi dicevano tienimi pure il cellulare che poi lo fai trovare?», dichiara l’uomo. «Non lo penso. L’avrebbero distrutto loro».
Dopo, Misseri parla della figlia «Sabrina mi ha detto tante volte che quando si sarebbe sposata, sarei dovuto andare a vivere a casa sua. Mi manca quella parola che mi diceva: “paparino”… non mi sento più un padre». Il contadino che vive da solo nella villetta di via Deledda si dice preoccupato per fa figlia. «Sta male, non ce la farà. Io cerco di resistere. Ho detto a mia figlia che se fosse stata un’assassina l’avrei aiutata, non l’avrei abbandonata. Ma in ogni caso, non mi sarei assunto la sua responsabilità e non l’avrei aiutata a seppellire un corpo».
Quando la giornalista gli domanda se abbia mai avuto istinti sessuali nei confronti della nipotina, Misseri risponde: «No. Forse le ho toccato il seno quando l’ho sollevata, forse le ho fatto male e lei mi ha dato un calcio». «Mi sono fatto crescere i baffi in segno di lutto», conclude infine Michele Misseri. «Me l’ha chiesto mio fratello Salvatore in un sogno. Ma se mia moglie e mia figlia usciranno dal carcere, li toglierò».