Scalo di Surbo, continua la protesta dei sette lavoratori a rischio licenziamento

Continua la protesta dei sette lavoratori, impiegati nella manutenzione dei treni per conto di Trenitalia, che dopo dieci anni rischiano di perdere il posto. La nuova azienda che ha vinto la gara d’appalto non ha intenzione di assumerli e per loro c’è l’ipotesi trasferimento.

Hanno prestato servizio per oltre dieci anni allo Scalo ferroviario di Surbo e ora su sette lavoratori, impiegati nella manutenzione delle carrozze passeggeri e dei treni per conto di Trenitalia, pesa l’ombra della perdita del posto di lavoro, lì dove sono cresciuti, si sono formati e hanno contribuito, nel loro piccolo, allo sviluppo del settore. Il rischio, sempre più concreto dopo l’ennesimo cambio di appalto, ha “costretto” i dipendenti, ormai esasperati, a protestare giorno e notte. Insomma, fino a quando non otterranno delle risposte concrete, proveranno a far valere le loro ragioni. In fondo, chiedono soltanto di conoscere quale sarà il loro destino.
 
Il tutto nasce, come detto dal nuovo cambio di impresa aggiudicatrice. Quella uscente, che per ben due volte si era aggiudicato gli appalti banditi da Trenitalia, questa volta ha giocato troppo al ribasso, favorendo l'aggiudicazione ad una nuova azienda proveniente da Salerno. I suoi lavoratori, però, lamentano la mancanza di oppurtune tutele, poichè non è stata prevista alcuna clausula di assunzione alle nuove dipendenze per conservare il loro posto di lavoro. Il risultato? La nuova impresa ha dei suoi dipendenti e proprio non ne vuol sapere di avvalersi di coloro che in quello Scalo sono cresciuti. In più, l'azienda uscente ha proposto loro, in data 31 dicembre e per mezzo missiva, un traferimento al nord, precisamente a Torino, per occuparsi di manutenzione di trasporto su gomma. Insomma, uscendo da quel settore ferrroviario che oramai conoscono bene.

'Non ci stiamo a perdere il nostro posto e andare via a mille chilometri da casa – commentano i lavoratori in protesta. Lavoriamo qui ogni giorno da dieci anni, ma questa volta Trenitalia ci ha voltato le spalle. Non siamo stati nemmeno licenziati, perdendo così molte opportunità per tutelarci al meglio. Invece adesso ci troviamo davanti a due strade: o perdiamo definitivamente il posto, oppure dobbiamo andare in Piemonte, in un settore che non conosciamo, lontano dai nostri affetti, con la consapevolezza di non riuscire più a rientrare nel settore ferrroviario che ormai conosciamo bene. Noi, invece, vogliamo rimanere qui, in posto che ci ha visto diventare uomini e lavoratrori con la schiena dritta'. 

Nei giorni scorsi, i dipendenti, con al fianco i sindacati della categoria dei metalmeccanici, Fiom Cgil e Fim Cisl, e i sindacati delle categorie dei trasporti Filt Cgil e Fit Cisl, hanno deciso di presidiare lo Scalo di Surbo restando riuniti in assemblea permanente. Oggi sono ancora lì, nei pressi dell’infrastruttura ritenuta strategica per lo sviluppo del territorio. Questa mattina era previsto l'arrivo dei nuovi dipendenti, i quali, scorati anche dalle Forze dell'Ordine, hanno dovuto fermarsi sull'uscio di accesso, poichè 'respinti' dai lavoratori in protesta
 
Molto spesso in situazioni analoghe di questo tipo, quando nuove società subentrano alle vecchie per garantire l’erogazione del medesimo servizio è proprio sulla salvaguardia dei posti di lavoro che si incentra il closing del passaggio di consegne. È davvero strano, che invece in questa vicenda non è stato così: i vecchi lavoratori con un know-how alle spalle vengono mandati a casa, per fare spazio a quelli nuovi che dovranno acquisire competenze così specifiche. 



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