Scandalo Via Brenta, il processo potrebbe trasferirsi a Milano

Nella prima udienza, il collegio della seconda sezione penale di Lecce si è riservato sulla richiesta di trasferire l’istruttoria a Milano, dove secondo la difesa, si sarebbe consumato il reato di abuso d’ufficio. Accolta la costituzione di parte civile del Comune di Lecce.

Dopo il rinvio dello scorso 4 maggio per un difetto di notifica, si è tenuta questa mattina, la prima udienza del processo di primo grado, sul presunto acquisto "in leasing" da parte del Comune di Lecce, delle palazzine di "Via Brenta" che vede coinvolti otto imputati, tra cui l'ex sindaco, onorevole Adriana Poli Bortone.

Il collegio della seconda sezione penale di Lecce (Presidente Pasquale Sansonetti, a latere Michele Toriello) si è riservato sulla richiesta di trasferire listruttoria a Milano, dove secondo la difesa, si sarebbe consumato il reato di abuso d’ufficio e non di peculato, così come invece contestato nel capo d’imputazione. Nel corso di questa prima udienza poi, i giudici hanno accolto la costituzione di parte civile di Comune di Lecce e Selmabipiemme.

Il Gup Carlo Cazzella nell'udienza preliminare del 12 gennaio scorso, in seguito alla richiesta del Pubblico Ministero Antonio De Donno, aveva rinviato a giudizio per abuso d'ufficio e peculato, lex sindaco di Lecce Adriana Poli Bortone, difesa dal compianto avvocato Angelo Pallara, prematuramente scomparso il 23 maggio a causa di un infarto, e da Pietro Quinto; il legale rappresentante della Socoge Pietro Guagnano, difensori Gaetano De Mauro e Massimo Manfreda; l’allora dirigente del servizio economico del Comune di Lecce, Giuseppe Naccarelli, avvocati Stefano De Francesco e Pallara; il funzionario della Selmabipiemme Vincenzo Gallo, difensori Giovanni Briola e Francesco Centonze; il tecnico chiamato a redigere la stima dei due palazzi Maurizio Ricercato, avvocato Viola Messa; Massimo Buonerba, difensore Sabrina Conte; l’ex assessore al Bilancio Ennio De Leo, avvocato Giorgio Memmo e il dirigente della Selma Fabio Mungai, difeso da Paolo Trombetti.

Un altro precedente processo si era concluso il 20 maggio del 2013, dinanzi al giudice monocratico Stefano Sernia con la sola condanna per il reato di falso, a tre anni di reclusione e cinque di interdizione dai pubblici uffici, del dirigente comunale Giuseppe Naccarelli. Il magistrato, però rinviò gli atti alla procura, poiché il reato di truffa fu riqualificato in abuso d’ufficio e peculato. La palla passò, per "competenza" al tribunale collegiale e dopo il rinvio a giudizio disposto dal Gup Cazzella di otto indagati, la data del processo fu fissata al 4 maggio.

La vicenda giudiziaria fa riferimento ai fatti iniziati nel 2006, quando il Comune di Lecce acquistò, presumibilmente in "leasing", due immobili di Via Brenta, "trasformando" un'iniziale contratto di affitto, in uno di leasing, impegnandosi a versare un canone di due milioni e mezzo l’anno per oltre venti anni e una cifra di 14 milioni per il riscatto finale dei due immobili. Secondo l’accusa, quella operazione fu chiusa a un prezzo superiore rispetto a quello di mercato, a tutto vantaggio del costruttore edile Pietro Guagnano, titolare della Socoge (dalle indagini risulterebbe che egli si trovasse in condizioni economiche precarie) e del venditore, la finanziaria milanese Selma Bipiemme. Il burattinaio che muoveva i fili della vicenda, sarebbe stato sempre secondo l'accusa, Buonerba con il beneplacito  dell'ex primo cittadino di Lecce, on. Poli Bortone. Il danno subito dal Comune di Lecce per questa operazione sarebbe stato di tre milioni e 401mila euro.
 



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