Schiaffo al cameraman per ottenere video ‘scottante’, 25enne di Ugento condannato ad 8 mesi

Il collegio giudicante ha ritenuto D.D. colpevole del reato di violenza privata, in continuazione con lesioni. E’ stato assolto da quello di calunnia assieme alla madre e a un amico. Il motivo del contendere, le immagini di un furgone incendiato appartenente a suo zio.

Avrebbe colpito con uno schiaffo un cameraman locale per impossessarsi delle riprese video ed un 25enne di Ugento è stato condannato ad 8 mesi.
 
I giudici della seconda sezione penale presieduta da Roberto Tanisi, a latere Maria Pia Verderosa e Silvia Saracino, hanno ritenuto il giovane D.D. colpevole del reato di violenza privata (riqualificando dunque quello di rapina aggravata come chiesto dal pubblico ministero), in continuazione con quello di lesioni aggravate.
 
Il pm Donatina Buffelli, difatti, aveva invocato una condanna a 3 anni per rapina aggravata, sempre in continuazione con le lesioni. Inoltre il collegio giudicante ha assolto con formula piena il 30enne di Gagliano del Capo A.M. dal reato di rapina aggravata, in concorso con D.D., e gli stessi due imputati, assieme alla 53enne A.S. di Ugento, da quello di calunnia aggravata continuata (come richiesto dallo stesso pm Buffelli).
 
Le indagini presero il via dalla querela presentata il 26 novembre di 4 anni fa, da A.M., D.D. ed A.S. presso la stazione dei carabinieri di Ugento. Essi denunciarono A.C. di Arnesano di aver violato la proprietà di A.S., madre di di D.D., per effettuare delle riprese video.
 
Difatti, il cameraman sarebbe stato inviato sul luogo da un'emittente televisiva locale. Doveva filmare le immagini di un furgone incendiato da ignoti, il giorno prima, appartenente ad un pentito di mafia (fratello di A.S.) e collocato in uno spiazzo di proprietà privata. L'uomo, infatti, secondo quanto riferito dai tre imputati, non si sarebbe limitato ad effettuare le riprese da lontano, introducendosi invece all'interno del cortile privato (si accedeva da una stradina di pertinenza della signora A.S.). Il procuratore aggiunto Antonio De Donno, titolare dell'inchiesta non ha creduto a questa versione dei fatti, indagandoli per calunnia.
 
Inoltre, sempre secondo l'accusa, D.D. e A.M. avrebbero sottratto con la forza all'operatore, i due supporti della telecamera contenenti le riprese video. Nello specifico, D.D. gli avrebbe rifilato un violento schiaffo, provocandogli un ematoma alla guancia sinistra, guaribile in dieci giorni.

Invece, nell'odierna discussione in aula, il difensore dei tre imputati, l'avvocato Sonia Mascia Cavalera del Foro di Bari ha chiesto l'assoluzione dei propri assistiti. Anzitutto, in merito all'ipotesi accusatoria di calunnia. Infatti, i tre imputati avrebbero chiesto con le "buone" ad A.C. di allontanarsi dal cortile di proprietà privata e di restituirgli il file video. Di fronte al suo rifiuto, se lo sarebbero comunque fatto consegnare. Avrebbero poi immediatamente portato il supporto video alla locale stazione dei Carabinieri, dove sarebbe scattata la denuncia per violazione di domicilio.



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