Si conclude con alcune conferme di condanna per i principali imputati, ma anche molte riduzioni di pena, il processo di Appello, relativo all’operazione investigativa “Final Blow”, che ha portato nel febbraio del 2020, a numerosi arresti di elementi di spicco dei presunti clan leccesi Pepe e Briganti.
La Corte d’Appello (presidente Vincenzo Scardia), nella serata di ieri, al termine della camera di consiglio tenutasi presso l’aula bunker di “Borgo San Nicola”, ha confermato le condanne a 4 anni di reclusione in aggiunta ai 20 anni inflitti per una precedente condanna a Cristian Pepe, 48enne di Lecce e Pasquale Briganti, detto “Maurizio”, 53, di Lecce, ritenuti tra i capi dei rispettivi clan. Inoltre, sono state confermate le condanne a 14 anni per Vito Manzari, 63, residente a Lecce; 7 anni per Debora Buscicchio, 32, di Lecce; 6 anni e 8 mesi a Rita Greco, 80, di Lecce; 10 anni a Shkelzen Pronjaj, 37 anni, albanese, residente a Merine (frazione di Lizzanello); 8 anni a Luigi Vergine, 48, di Campi Salentina; 3 anni ad Antonio Leo, 35 anni, di Caprarica; Michele Lo Deserto, 53, di Lecce; Nadia Pispero, 52, di Taurisano e Daniele Monaco, 36, di Lecce.
La Corte d’Appello poi, tenuto conto di precedenti condanne e riconoscendo il vincolo della continuazione, ha inflitto: 30 anni all’altro presunto capo del clan, Antonio Pepe, inteso “Totti” o “zio” o “mesciu Pietro”, 62 anni, di Lecce; 18 anni e 2 mesi per Luigi Lazzari, 48, di Lizzanello; 15 anni e 4 mesi per Gianluca Negro, 38 anni, di Surbo; 9 anni e 6 mesi per Giovanbattista Nobile, 37, di Lecce; 20 anni per Antonio Marco Penza, 39, di Lecce.
La Corte ha invece ridotto la pena a 3 anni per Marco Balloi, 40 anni, di Surbo (4 anni e 4 mesi); 1 anno per Daniele Balloi, 38enne di Melendugno (1 anno e 4 mesi); 14 anni ed 8 mesi ad Andrea Cafiero, 29 anni, di Lecce (18 anni); 8 anni e 4 mesi per Cristian Calosso, detto Gufo, 34 anni, di Lecce (10 anni); 3 anni, 6 mesi e 20 giorni per Stefano Castrignanò, 33 anni, di Lecce (5 anni e 4 mesi); 5 anni e 2 mesi a Cengs De Paola, 45 anni, di Acquarica Del Capo (6 anni e 6 mesi); 7 anni e 8 mesi per Santo Gagliardi, 56 anni di Lecce (14 anni e 4 mesi); 7 anni e 8 mesi e per Stefano Garrisi, 32 anni, di Caprarica di Lecce (8 anni e 6 mesi); 12 anni per Manuel Gigante, 39 anni, di Lecce (18 anni e 8 mesi); 5 anni, 9 mesi e 10 giorni per Leandro Greco, 41 anni, di Lecce (8 anni); Mario Miccoli, 50 anni di Lecce (8 anni); Ruggero Perrotta, 45 anni, di Melendugno (8 anni); 8 anni e 8 mesi per Maurizio Greco, 54 anni di Lecce (14 anni); 7 anni e 4 mesi a Paolo Guadadiello, 33 anni, di Squinzano (14 anni) e Vito Penza, 34 anni, di Lecce ( 8 anni e 8 mesi); 2 anni per Vincenzo Luigi Lanzillotto, 30 anni, di Galatone (2 anni ed 8 mesi); 13 anni per Antonio Leto, 30 anni, di Caprarica (18 anni); 7 anni, 1 mese e 10 giorni per Francesco Leo, 35 anni, di Caprarica di Lecce 9 anni e 4 mesi); 4 anni e 4 mesi per Luca Longo, 46 anni di Lecce (4 anni e 6 mesi); 6 anni, 10 mesi e 20 giorni per Giuseppe Marzano, 54 anni, di Galatone (7 anni); 4 anni, 5 mesi e 10 giorni per Mattia Marzano, 31 anni, di Galatone (4 anni e 6 mesi); 4 anni, 9 mesi e 20 giorni a Graziano Mazzarelli, 29 anni, di Lecce (7 anni); 7 anni e 6 mesi per Luciano Mazzei, 32 anni, di Calimera (7 anni e 8 mesi) e per Francesco Panese, 25 anni, di Calimera (7 anni e 8 mesi); 1 anno e 8 mesi con pena sospesa per Vincenzo Modesto, 30 anni, di Squinzano (3 anni); 14 anni, 2 mesi e 20 giorni per Stefano Monaco, 30 anni, di Lecce (16 anni); 8 anni e 8 mesi per Sebastiano Montefusco, 47enne, di Galatone (15 anni e 4 mesi); 12 anni per Valentino Nobile, 30 anni, di Surbo (18 anni e 8 mesi); 8 anni, 5 mesi e 10 giorni per Gianluca Palazzo, 45 anni, di Lecce (10 anni); 2 anni ed 8 mesi per Roberto Patera, 42 anni, di Galatone (4 anni); 2 anni per Salvatore Stefanizzi, 31 anni, di Squinzano (4 anni); 9 anni, 2 mesi e 20 giorni per Vincenzo Stippelli, 42 anni, di Squinzano (9 anni e 2 mesi).
Sono state invece rideterminate le pene per Gabriele Russo, 30, di Galatone, da 7 anni e 8 mesi a 7 anni e 6 mesi e per Guerino Russo, 51, anch’egli di Galatone, da 12 anni a 11 anni, 9 mesi e 10 giorni.
Disposta invece l’assoluzione, per Antonio Giannone, 46 anni di Vernole, che era stato condannato in primo grado alla pena di 4 anni di reclusione. L’imputato è difeso dall’avvocato Umberto Leo.
La Corte ha disposto, inoltre, il non doversi procedere per un altro imputato nel frattempo deceduto.
Ricordiamo che nel giugno del 2021, il gup Giulia Proto, aveva condannato 54 persone, con il rito abbreviato, alla pena complessiva di quasi cinque secoli di reclusione.
Le accuse contestate, a vario titolo, erano: associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione, violazione della legge sulle armi, associazione finalizzata al traffico di droga, spaccio, ed esercizio aggravato e partecipazione al gioco d’azzardo.
Il collegio difensivo
Il collegio difensivo è composto, tra gli altri, dagli avvocati: Giancarlo Dei Lazzaretti, Luigi Corvaglia, Carlo Sariconi, Mariangela Calò, Speranza Faenza, Giuseppe De Luca, Francesco Fasano, Carlo Viva, Raffaele Benfatto, Luigi Rella, Roberto De Mitri Aymone, Giuseppe Presicce, Carlo Caracuta, Massimo Muci, Benedetto Scippa, Cosimo D’Agostino, Alessandro Stomeo, Roberto Pascariello, Pantaleo Cannoletta, Marco Caiaffa, Francesco Calabro, Francesco Vergine,Rita Ciccarese, Paolo Cantelmo, Ladislao Massari, Andrea Capone, Silvio Giardiniero, Silvio Verri, Antonio Savoia; Paola Scarcia, Ivan Feola; Nicola Leo, Vincenzo Perrone, Mario Coppola, Anna Inguscio.
Sono in totale 69 le persone arrestate nel febbraio del 2020, dagli agenti della Squadra Mobile di Lecce, nel corso dell’Operazione “Final Blow”, come disposto dal gip Simona Panzera, su richiesta del pm Giovanna Cannarile della Direzione Distrettuale Antimafia. Il lavoro investigativo avrebbe permesso di accertare l’egemonia su Lecce del clan Pepe, facente capo ai fratelli Cristian e Antonio, detto “Totti”. Il sodalizio criminale aveva ormai preso il controllo esclusivo nella città e in molti comuni della provincia, del traffico di droga, delle estorsioni e del gioco d’azzardo. E tentava d’influenzare , secondo gli inquirenti, l’operato degli amministratori locali per assicurarsi l’organizzazione di eventi. È il caso delle minacce all’assessore Paolo Foresio, dopo la decisione di annullare il concerto dei Sud Sound System al Parco di Belloluogo, previsto per il 1 giugno del 2018.
