Si conclude con una riduzione della pena, il processo di Appello per l’uomo accusato di avere strangolato il coinquilino, nel lontano 2001, all’interno della sua abitazione in una cittadina svizzera.
La sentenza è stata emessa, nella giornata di oggi, presso l’aula bunker di Borgo San Nicola, dalla Corte d’Assise d’Appello di Lecce (presidente Vincenzo Scardia).
Rocco Pierri, 47enne originario di Casarano ma residente a Specchia, è stato condannato a 24 anni di reclusione.
L’imputato rispondeva dell’accusa di omicidio. I giudici hanno però escluso l’aggravante contestata e nello specifico il collegamento con il furto del bancomat per un presunto debito di droga. Inoltre, è stata confermata la condanna della Corte d’Assise, al risarcimento del danno in separata sede ed al pagamento di una provvisionale di 50mila euro per i familiari della vittima, Maurizio D’Amico, 26enne originario di Serrano (frazione di Carpignano Salentino). Le parti civili sono assistite dagli avvocati Alessandro Stomeo, Salvatore Centonze e Katia Botrugno.
L’imputato è difeso dagli avvocati Tommaso Stefanizzo ed Ester Nemola che già in primo grado avevano invocato l’assoluzione, ritenendo il processo puramente indiziario e sottolineando la mancanza di prove e di un movente valido. I legali potranno presentare ricorso in Cassazione, una volta depositate le motivazioni della sentenza.
In una scorsa udienza, il sostituto procuratore generale Maria Rosaria Micucci aveva invocato per l’imputato la condanna alla pena di 27 anni di reclusione, sempre con l’esclusione dell’aggravanIn primo grado, la Corte d’Assise di Lecce (presidente Pietro Baffa, a latere Francesca Mariano e giudici popolari) aveva condannato Rocco Pierri alla pena dell’ergastolo. I giudici avevano dichiarato estinto il reato di furto aggravato, per intervenuta prescrizione.
Le indagini sono state condotte dal pubblico ministero Francesca Miglietta.
Rocco Pierri è accusato del delitto, avvenuto nella notte tra il 16 ed il 17 settembre del 2001, di Maurizio D’Amico con cui abitava nella cittadina svizzera di Adliswill, in provincia di Zurigo. Pierri, nello specifico, in concorso con un’altra persona non identificata, dopo aver legato ed imbavagliato D’Amico con delle bande adesive lo avrebbe strangolato con una sciarpa intorno al collo, per poi infilarne il capo in una busta di plastica che chiudeva con bande adesive e appiccare il fuoco al letto dove egli giaceva. L’imputato è accusato di essersi impossessato della carta bancomat del suo coinquilino dopo averlo ucciso, sottraendola dall’appartamento dove abitavano, per poi tentare di prelevare 300 franchi svizzeri da uno sportello bancario (così come dimostrerebbero le immagini registrate dalla telecamera).
La polizia elvetica aveva spiccato, nei confronti di Pierri, un ordine di arresto internazionale, dopo l’esame del DNA, grazie al rinvenimento del suo profilo genetico sugli oggetti usati per commettere il delitto. Fu arrestato in Italia dalla polizia, nel dicembre del 2012, dopo un controllo a Taurisano.
Successivamente, Rocco Pierri è tornato in stato di libertà.
