Finisce sotto processo, un insegnante di sostegno di una scuola elementare. L’uomo è stato raggiunto da un decreto di citazione diretta a giudizio a firma del pm Luigi Mastroniani. E in mattinata era prevista la prima udienza, ma il giudice monocratico Stefano Sernia ha rinviato al 1 luglio del 2021. In quella sede, i genitori della piccola potranno costituirsi parte civile con l’avvocato Stefano Prontera.
L’imputato risponde dell’ipotesi di reato di abuso dei mezzi di correzione aggravato dai futili motivi e perché ai danni di una bimba affetta da sindrome di down.
L’insegnante è assistito dall’avvocato Giancarlo Dei Lazzaretti e dopo l’avviso di conclusione delle indagini ha reso interrogatorio, negando fermamente gli addebiti. Intanto, la difesa ha preparato una corposa lista di testimoni in vista del dibattimento, tra cui compaiono i nominativi del Dirigente Scolastico e dei colleghi del docente, per dimostrare la sua estraneità alle accuse.
Le accuse
Secondo la Procura, nel corso dell’anno scolastico 2017/2018 (fino al mese di febbraio), l’imputato avrebbe “abusato” del suo ruolo d’insegnante di sostegno, in servizio in una scuola primaria del Nord Salento, spesso dinanzi ai compagni di classe della vittima. In che modo? Rimproverando duramente la piccola di 11 anni, quando si mostrava poco propensa a svolgere i compiti. Strattonandola, se si dovevano spostare in un’altra aula per le lezioni individuali. E una volta, la piccola toccandosi il braccio davanti ad un’amica, faceva intendere che il maestro le avesse fatto male. Tantoché altre volte, rivolgendosi direttamente a lui, mentre l’afferrava con forza, diceva ” ahia, ahia, tu, tu”.
Inoltre, durante le lezioni individuali, l’insegnante l’avrebbe rimproverata a voce alta con modi bruschi e minacciosi. E le grida sarebbero giunte fino alle altre aule per essere udite dalle maestre, che interrompevano la lezione per sincerarsi di cosa stesse accadendo.
E in un’occasione, dopo che la scolaretta aveva fatto cadere il contenuto di un temperino per terra, l’insegnante le avrebbe detto: “La legge non me lo permette, altrimenti te lo farei raccogliere con la lingua”.
Durante l’indagine, condotta dagli uomini della Squadra Mobile e coordinata dal sostituto procuratore Luigi Mastroniani, sono stati ascoltati diverse persone informate dei fatti.