Barocco con figura di donna, Lecce nel reportage di Maria Brandon Albini

La sua inchiesta uscì nel gennaio del 1959 sulla rivista “Il Ponte”, poi riproposto nel 2010 dalle edizioni Kurumuny, a cura di Sergio Torsello.

Santa Croce a Lecce

Lecce, città elegante, piena di eruditi, di umanisti, di spiriti ironici, raffinati e assai amari, ancor tutta inghirlandata come le sue chiese e i suoi palazzi, di quello spirito barocco-rococò che la rese celebre, mi ha dato il suo primo messaggio dell’universo rurale (che la circonda e che si tende fino al mare) nella facciata di Santa Croce. Curiosa antologia di spirito campanilistico, di mordace ironia popolaresca, riflesso della stessa ironia desabusée che doveva regnare nel ‘500, nel ‘600, nelle classi dominanti”.

Comincia da Lecce il viaggio nel Salento di Maria Brandon Albini.

Il reportage

Il suo reportage uscì nel gennaio del 1959 sulla rivista “Il Ponte”, poi riproposto nel 2010 dalle edizioni Kurumuny, a cura di Sergio Torsello con una prefazione di Eugenio Imbriani.

Maria Brandon Albini e Teodoro Pellegrino, allora direttore della Biblioteca provinciale, guardano Santa Croce.

Pellegrino le dice che quella è arte di corte, di stradine, di vicoletti popolari.

Ogni capitello ne è un esempio, infatti, scrive l’Albini.

Forme di pietra

I contadini nudi, con barba e baffi sostituiti da foglie di fico; le donne che si azzuffano strappandosi i capelli; villani con la gobba china.

Poi, improvvisamente, come dal nulla, appare una figura.

Una vecchia macilenta, cenciosa, con una faccia grinzosa in mezzo “a un’aureola di ricci bianchi, spettinati”, con un ghigno le chiede se sta guardando i Poppedi de paise, indicando una specie di gigante nudo.

Maria Brandon Albini non capisce che cosa voglia dire.

Figura umana tra figure di pietra

La vecchia continua a farneticare, agitando la mano. Dice che lei appartiene a famiglia nobile, che è miracolata, due volte morta, due volte resuscitata “ grazie a santa Rita e a santa Caterina”.

Dice che possiede sette province, che è stata fidanzata del re Vittorio Emanuele e del Borbone. Dice che tutte quelle figure rappresentate nelle grandi statue, sono tutte prostrate ai suoi piedi.

Poppedi de paise, dice la donna. Maria Brandon Albini spiega che sono “i contadini, i villani, quelli che vivono oltre le mura della città, post oppidum”, secondo una probabile etimologia. Termine di spregio.

Era anche questa vita, una volta, a Lecce, la vita. Una vita ai margini fra la meraviglia delle forme barocche; una vita dolente fra le figure di pietra di palazzi e di chiese.



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