Puntuale come ogni anno. Da più di settant’anni. Fenomeno di costume, specchio di un’Italia che cresce e che cambia, un po’ evento televisivo un po’ rassegna musicale, fonte inesauribile di canzoni diventate veri e propri tormentoni, ma anche di polemiche spicciole o fondate, la kermesse canora per eccellenza, nolenti o volenti, è stata e sarà sempre qualcosa a cui nessuno può rinunciare. Perché è vero molti lo detestano altrettanti lo criticano, ma nessuno ignora il Festival di Sanremo. Lo dimostrano i numeri, quegli degli ascolti. Lo dimostrano le pagine dei giornali dedicate. Lo dimostra l’interesse della gente.
C’è un altro aspetto del Festival che catalizza l’attenzione del pubblico. Quello attento al gossip, all’indiscrezione, a tutto ciò che ruota intorno e dietro quel palco così ambito per qualunque artista in cerca di notorietà. C’è la pagina delle canzoni, quella dei compensi, quella delle critiche e chi pensa che sia una “cosa nuova” si sbaglia. Le polemiche al Festival di Sanremo sono sempre state di casa, ad esempio. Sembrano ancora attuali le parole di delusione e amarezza di Claudio Villa pronunciate nel lontano 1982, subito dopo l’eliminazione dalla gara del suo brano «Facciamo la pace».
Perché Sanremo è Sanremo. Sanremo è fatto di storie, di carriere nate o spezzate, di scandali, mode, tendenze, di pettegolezzi, di giovani di belle speranze rimasti tali e straordinari artisti capaci di dare dignità a tutto il resto. Così tra mille traversie è arrivato fino ai giorni nostri, vecchio, ma sempre nuovo.
Poteva andare diversamente nel 2024? Certo che no! Quante parole spese per i cantanti che saliranno sul palco del teatro Ariston. Non c’è stato quotidiano o sito online che non abbia fatto il punto sulle canzoni protagoniste, sui favoriti, sui brani. E poi sugli ospiti, sui co-conduttori…sul FantaSanremo.
Altro argomento dibattuto, come sempre, riguarda i compensi. I conti, si sa, si fanno alla fine, ma “portafoglio” alla mano ci si chiede sempre quanto costerà agli italiani!
Insomma, manca poco per assistere a qualcosa di già visto, ma che non smette di stupire e appassionare.