L’attrice romana ha incontrato i giornalisti salentini prima di salire sul palcoscenico con il secondo appuntamento della stagione di prosa del Comune di Lecce che porta in scena al Teatro Paisiello “Parole incatenate”, per la regia di Luciano Melchionna.
“Il teatro mi mancava tanto”. È una Claudia Pandolfi al tempo stesso timida e raggiante quella che si consegna al pubblico della Libreria Feltrinelli, in Via Templari, a poche ore dalla sua performance leccese nell’ambito della Stagione di Prosa organizzata dal Comune di Lecce e dal Teatro Pubblico Pugliese. Accanto a lei Gigi Coclite, assessore alla cultura ed agli spettacoli della città capoluogo, candidata a Capitale della Cultura 2019 e Francesco Montanari, bravissimo attore che accompagna la Pandolfi nella piéce tratta da un thriller di Jordi Galceran, giovane drammaturgo e sceneggiatore spagnolo che deve la sua fama internazionale all’opera Il metodo Grönholm, nella versione italiana di Pino Tierno, con le musiche originali di Stefano Fresi e per la regia di Luciano Melchionna.
“La tv ti dà grande popolarità” – ha proseguito l’attrice romana impegnata sul piccolo schermo con il serial thriller di successo Il tredicesimo apostolo – La rivelazione, per la regia di Alexis Sweet, dopo i grandi ascolti di Distretto di polizia.
“Il cinema, invece, ti consente, grazie alla possibilità di ripetere una scena fino a quando non va bene di puntare alla perfezione.” E col grande schermo la Pandolfi ha dato dimostrazione di saperci fare e di essere uno dei talenti più importanti che offre il cinema italiano. Nel 2012 ha vinto il Premio Anna Magnani per la miglior attrice protagonista al Bif&st di Bari per il film Quando la notte di Cristina Comencini. Ma oltre che con la Comencini, la Pandolfi vanta preziose collaborazioni con Paolo Virzì (Ovosodo, La Prima cosa bella), Luca Lucini, Enzo Monteleone, Emiliano Corapi, Susanna Nicchiarelli, Mauro Meconi, ecc.
“Il teatro è diverso, il teatro è tutta un’altra cosa. Col teatro non puoi essere pigra, a teatro devi dare subito tutta te stessa, non c’è un nuovo ciak. Ogni volta è una volta nuova, ogni volta è una prima volta.” Poi il desiderio di tornare a casa, di porre fine al tour, per riabbracciare gli affetti, il figlio, la famiglia, sempre così con un mezzo sorriso grande ma chissà perché un po’ malinconico.