‘Dentro al bitume’: la personale di Massimo Marangio al Palazzo Baronale nel cuore di Martano

Organizzata dal Comune, ‘Dentro al bitume’ è la personale di pittura di Massimo Marangio, a cura di Maurizio Nocera, ospitata al Castello di Martano. La storia viaggia su una motocicletta, attraversa il cuore e i ricordi, in un flashback emozionale che conquista.

Da giovedì 15 e fino al 22 dicembre, nelle sale del Palazzo Baronale Comi, il ‘Castello’ di Martano, sarà possibile visitare la personale di pittura di Massimo Marangio, artista salentino con una passione profonda per quella poesia scritta  sui ricordi che diventano segni indelebili del tempo e della storia. L’uomo oltre l’artista. Non un pittore qualsiasi ma un narratore dentro le sue tele. Massimo Marangio ha nella sua arte la forza di un racconto che lascia sospesi tra incanto e stupore. La storia prende vita dal bitume e le opere profumano di vissuto autentico.

La luce sprigionata dallo sfranto del bitume sulle tele, riflette un quotidiano straordinario che può appartenere a tutti pur essendo plasmato sulla tangibilità introspettiva di quest’artista semplice ma proprio per questo, grande.
Il  bitume, quest’insolita materia nera, elemento naturale,  è sempre stato presente, come collante e come isolante, nella storia millenaria dell’umanità. Ed è forse questo il significato simbolico più importante che si può intravedere nell’utilizzo del bitume che, meglio delle pennellate di colori ad olio o acrilici, riesce ad imprimere l’immagine di un ricordo su una tela e a isolare dalla piatta normalità, catapultandoci nel medesimo istante, nella bellezza e nella profondità di un’essenza di vita vera e mai banale.

Massimo Marangio, insegnante di Pittura al Liceo Artistico ‘Ciardo- Pellegrino’ è un uomo schietto e  leale con se stesso e con i suoi allievi. A tratti duro, come lo è un padre con i suoi figli. Ma non per altro che per amore. L’amore per la pittura e per l’insegnamento. Una ‘missione’ per il professore Marangio. Ai ragazzi, parla di  tecniche pittoriche, ma non solo. Parla di Arte, di Storia e di Vita vissuta. Enfatizza, come docente e  come pittore, la spontaneità nei lavori  per riuscire a trasmettere emozioni e sensazioni che non abbiano mai il sapore dell’artefatto.

Noi abbiamo incontrato Massimo Marangio, un uomo capace di commuoversi mentre parla dei suoi allievi e dei ricordi.

Maestro, qual è la connotazione di questa sua personale di pittura?

"La maggior parte dei lavori di questa mostra è legata alle luci e ai respiri dell’infanzia, della mia infanzia. Il lucernario del ripostiglio posticcio, nel quale mi nascondevo per giocare e che custodiva le nasse di mio padre e le lampade ad acetilene, rifletteva i raggi del sole sulla Ducati, una motocicletta che mi piace definire ‘senza diario’ e che appare nei miei dipinti non in qualità di mito internazionale ma come idealizzazione della figura paterna, per me una figura grande".

Una motocicletta che racconta la sua vita e la nostra storia?

"Questa motocicletta ha attraversato tutta la mia infanzia ma è indubbiamente l’infanzia di tanti che hanno vissuto gli stenti della gente del Sud degli anni  ’50 e ’60, gli anni in cui si lavorava duramente e le piccole soddisfazioni regalavano piaceri immensi".

Massimo Marangio è indubbiamente un vero artista. Della ricerca storica è intrisa la sua pittura e le sue opere sono contaminate di poesia. Nei suoi dipinti, le orme di vita impresse nel tempo e lo sguardo antropologico su un passato che si proietta, inevitabilmente, sul futuro di tutti.

“Dentro al bitume” dal 15 al 22 dicembre 2016 al  Palazzo Baronale, Martano. Orario 18.00 -21.30.

di Tiziana Protopapa



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