“La luminosa humanitas di Gino Pisanò”, ieri a Lecce un incontro per ricordare l’intellettuale salentino

Presentata ieri sera presso l’ex monastero degli Olivetani nel capoluogo una miscellanea per ravvivarne il ricordo a sei anni dalla scomparsa.

Nella serata di ieri, presso l’ex Monastero degli Olivetani a Lecce ha avuto luogo la presentazione del volume Qui dove aprichi sono i miei giorni . La luminosa humanitas di Gino Pisanò, alla presenza dei curatori Fabio D’Astore e Mario Spedicato, Edizioni Grifo.

Il prof. Mario Spedicato dell’Università del Salento, Presidente della Società di Storia Patria di Lecce, ha introdotto i lavori richiamando, a sei anni dalla morte del compianto Gino Pisanò, tutte quelle peculiarità che hanno fatto apprezzare e amare il grande studioso e ricercatore salentino.

Importanti quanto appassionate testimonianze sono venute successivamente dagli interventi del prof. Hervé Cavalera, ordinario di Storia della Pedagogia presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università del Salento, dal prof. Fabio D’Astore, già docente di Storia della Tradizione manoscritta presso l’Ateneo leccese, Presidente del Comitato di Casarano della Società Dante Alighieri, dal prof. Carlo Alberto Augieri, ordinario di Critica letteraria ed Ermeneutica del Testo, dal prof. Paolo Agostino Vetrugno, dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose.

Tutti i contributi presenti nella miscellanea, presentata ad un pubblico numeroso, concordano nel mettere in luce il profilo di uno studioso animato da insaziabile curiosità intellettuale.

L’incontro  è stato organizzato e promosso dal Dipartimento di Beni culturali dell’Università del Salento e dalla Società di Storia patria, Sezione di Lecce.

Gino Pisanò è nato a Casarano nel 1947. È stato prima docente di Materie Letterarie e Latino negli Istituti Superiori, poi titolare di Storia delle Biblioteche  presso la Facoltà di Beni Culturali dell’Ateneo leccese.

Al tempo stesso filologo e poeta, elegante letterato, fine umanista, storico di rango, Pisanò era anche, come è emerso dalle relazioni del convegno persona di eccezionale sensibilità e  generosa filantropia e continua a far parlare di sé con il patrimonio culturale che ci ha lasciato in eredità: oltre 300 opere fra libri, saggi ed articoli che spaziano dall’Antichità classica al Novecento.



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