“Leggere Sensazioni: è tempo che la pietra si lasci fiorire”, a Cursi quattro autori raccontano il Salento

La rassegna si aprirà questa sera con Cristina Carlà e il suo “Cartolina dal Salento”.  Appuntamento a Palazzo De Donno

Tutto pronto presso Palazzo De Donno a Cursi in Piazza Pio XII, dove, questa sera, martedì 16 agosto a partire dalle ore 19.30, prenderà forma la rassegna letteraria “Leggere Sensazioni: è tempo che la pietra si lasci fiorire” a cura di 34mo Fuso e Infopoint Cursi.

Nella città della pietra un ciclo di quattro incontri con autori che raccontano o hanno raccontato in prosa o poesia il Salento, rivelandone con le loro parole l’identità culturale anche al di là dei confini territoriali. Artisti che con le loro opere allargano il campo di visuale del lettore e, a volte, sono stati precursori di temi che oggi sono attualissimi.

Gli appuntamenti

Si apre con Cristina Carlà e il suo “Cartolina dal Salento”.

A seguire Fabio Tolledi il 2 settembre con il “Cantico dei Cantici per lingua madre”: la trasposizione in lingua neosalentina del libro più misterioso della tradizione biblico letteraria.

Domenica 11 settembre sarà presentato “Salvatore Toma. Poesie 1970-1983” a cura di e con Luciano Pagano e Lorenzo Antonazzo.

Chiuderà la rassegna il 23 settembre Maurizio Nocera con “È come stare tra vecchi amici”: una raccolta di racconti con inediti di Antonio Verri.

Nel corso dell’appuntamento di questa sera, Cristina Carlà con il suo “Cartolina dal Salento” racconterà il ritratto di un territorio messo a nudo e affrescato nelle sue molteplici sfumature.

Una terra che può fare solo chi la ama realmente: Cristina lo fa guardando attraverso le fessure di porte dorate e ormai fatiscenti. La bellezza in provocatoria e feroce dicotomia con l’inquinamento, lo sfruttamento, il deserto emotivo e non.

È il grido di una madre ed è soprattutto il grido di una figlia: è un racconto viscerale di luoghi, profumi, incontri, rami secchi, mani incrociate dietro la schiena e braccia protese.

Leggere “Cartolina dal Salento” è sgranare il rosario delle nonne con le mani indurite dalla terra, è intonare il canto delle tabacchine, immergersi nei colori che solo una penisola può darti; è guardarlo adesso, interrotto il ciclo della linfa, con le “gamberadice” claudicanti, le “bracciaramo” a invocare vendetta, o forse redenzione. È riportare, da conchiglia, l’eco della risacca, quindi della nostalgia. Ma anche le onde perfette di chi non vuole arrendersi: è culla e mare aperto.



In questo articolo: