Antonio Torsello dedica una mostra al Salento: venticinque opere nella galleria d’arte “Germinazioni”

Omaggio alle bellezze naturali Salento, ma anche un inno alla commistione tra i molteplici volti della creatività. Questa è l’idea da cui nasce “Salentum”, una mostra di 25 opere realizzate dal poliedrico artista salentino Antonio Torsello.

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“Ti sento nel sangue/sin dall’alba dei miei dì/mi piace guardarti dentro,/partendo dai tuoi scogli,/scolpiti dal tempo e dal mare/taciturni e quasi nervosi a farsi sfiorare/dai piedi e dalle mani dell’uomo./Solo la tua acqua cristallina/li scolpe e gli anima,/si nota in essi, come se/un presagio millenario/avesse tracciato/empirici disegni,/figure difformi e fantasiose./Così avidamente,/curiosando, fra mare, paesaggi e paesi,/all’improvviso mi trovai/in una pudica città, Lecce, che/con l’ingegno del suo operare,/mutò quei scogli in sogno/li mutò in quell’incomparabile linguaggi/che è il suo sognante barocco,/meravigliosi, geniali scogli.”

Queste le note poetiche che l’artista-Tenore dedica alla sua terra, con la leggerezza e la pregnanza delle sue radici, mai dimenticate nemmeno in tanti anni di lontananza. Al Salento è dedicata l’ultima produzione di Antonio Torsello ospite nella galleria d’arte GERMINAZIONI IVª.0 dal 25 Novembre al 18 Dicembre.

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Mostra di Antonio Torsello

Opere in mostra

Venticinque sono le opere in mostra. Entrando in galleria si prova un senso di spaesamento gioioso, leggero, mai improvvisato, si dialoga con la creatività piena e fragrante di iridi esplosive. E’ una pirotecnica invasione cromatica, una apparente irrazionalità a spingere sulla tela i colori attraverso risalite e integrazioni, circonvoluzioni e colature repentine: il tratto, il gesto segue la direzione dello spirito in un’armonia musicale. La pittura e la musica sono, in apparenza, due forme artistiche molto distanti tra loro poiché la prima appare caratterizzata da colori, linee e forme e la seconda è invece basata sui suoni. Se la pittura nel Medioevo non veniva neppure menzionata tra le arti (né tra quelle liberali, né tra quelle meccaniche), la musica invece sin dall’antichità occupò un posto di rilievo insieme alla grammatica, la retorica, la logica, l’aritmetica, la geometria e l’astronomia, poiché considerata disciplina teoretica e pertanto insegnata nelle università.

“Belle arti”

Nei secoli compresi tra il XV ed il XVII, si giunse progressivamente alla consapevolezza che tra le arti alcune di esse (pittura, scultura, poesia, musica e danza) occupavano una posizione particolare, costituendo un gruppo autonomo. Fu con C. Batteux, in piena età illuminista, che esse vennero raggruppate sotto il nome di “belle arti”, poiché creando bellezza, erano capaci di suscitare piacere estetico -fosse esso basato su valori visivi o su quelli acustici- ai loro fruitori. Nel corso dei secoli successivi con l’avvicendarsi di nuove epoche, nuovi gusti e nuove classificazioni, il legame tra la pittura e la musica fu sovente ricercato e sottolineato dagli artisti soprattutto tra Ottocento e Novecento. I pittori romantici cercarono, per primi, di ispirarsi alla forza espressiva della musica poiché essa, svincolata dalla necessità di riprodurre oggetti reali, poteva meglio di altre forme artistiche esprimere il mondo interiore dell’artista. L’analogia tra pittura e musica fu talmente spontanea ed immediata in passato, così come nel presente, da permettere spesso uno scambio reciproco dei termini: per esempio si parla di “suoni chiari e suoni scuri” in musica o, viceversa, di “tonalità” in pittura, così come di scale cromatiche.

L’astrattismo di Kandinskij

Fu tuttavia solo agli inizi del Novecento che il problema venne affrontato direttamente dai pittori, primo fra tutti Kandinskij, e dai musicisti, tra i quali Skrjabin e Schonberg. Con l’astrattismo di Kandinskij nacque un’arte nuova, non solo perché per la prima volta essa si liberò dal vincolo naturalistico e imitativo, ma perché in essa era possibile riscontrare quell’attitudine sinestetica, che l’artista possedeva, nell’associare immediatamente colori e suoni. Si può notare, infatti, come i motivi diventarono progressivamente sempre più privi di elementi naturali ed i titoli, tratti per lo più dalla musica, privi di riferimenti oggettuali. Kandinsky invidierà la musica perché capace di esprimere emozioni senza l’ausilio dell’oggetto. A questo aggiungerei tuttavia che la musica ha necessità di un esecutore, mentre la pittura è tutta in superficie e lascia l’osservatore libero di cercare le sue Con-sonanze. Ed ecco che il binomio, la apparente dicotomia viene superata in Torsello, Tenore e pittore, colori di voce, cromia tonale.

La mostra sarà visitabile fino al 18 dicembre dal martedì al sabato dalle 10.30 alle 19.

di Tiziana Protopapa



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