Sorrentino più felliniano di Fellini. Ma Fellini avrebbe fatto la pubblicità della 500?

La Grande Bellezza, il film di Sorrentino, trionfa anche sul piccolo schermo.

Dopo il grande schermo, e dopo la notte degli Oscar, La Grande Bellezza, il film di Sorrentino, trionfa anche sul piccolo schermo. I dati auditel parlano chiaro: quasi 9 milioni di spettatori si sono sintonizzati su Canale 5, per uno share del 36%. Tanti, tantissimi per un film non facile, certamente non di dimensione domestica. Potenza del premio vinto ad Hollywood, del battage pubblicitario, della curiosità che ha spinto gli italiani a seguire il lungometraggio, dell’endemica propensione nostrana a salire sul carro del vincitore. E così mentre tanti parlano di bellezza e addirittura qualcuno come Fabio Fazio dedica un intero Festival al tema, il regista napoletano parla di tutt’altro. Parla di bruttezza, parla di degrado, parla di sconfitta, parla di impossibilità di riscatto. L’Italia delle terrazze romane ha l’immagine di Serena Grandi, di un’attrice che dall’ideale erotico del Belpaese è passata ad essere icona della “sfattezza”, della “sfattaggine”.

L’Italia di Sorrentino è quella che si mette in fila dal chirurgo estetico per un’iniezione di botulino. È quella che fa la fila nei bagni pubblici e privati per tirare cocaina. Altro che bellezza. Una fotografia spietata del Paese che ha la faccia carnascialesca di Toni Servillo, di Jep Gambardella, la maschera più vera dopo quella di Ugo Fantozzi. Uno scempio difficile da seguire nelle pur poche pause pubblicitarie, mentre assolutamente digeribile e commovente nelle sale di cinema d’essay. Prodotto da Berlusconi contro quel mondo di cui Berlusconi è l’emblema.

Per gli americani il cinema italiano o è felliniano o non è cinema. E Sorrentino per certi aspetti è più felliniano di Federico Fellini della Dolce Vita. Curioso poi che il regista da Oscar, nelle pause pubblicitarie tra una scena e l’altra scorrazzasse per le vie di un'ipotetica città a bordo di una Fiat 500 di cui è testimonial, quasi che in un periodo a lui favorevole ami passare da dietro la macchina da presa a protagonista di uno spot, per un cameo come quello che in tanti gli hanno regalato nel suo lungometraggio.

Potenza de "La piccola Grande bellezza".



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