Luci ed ombre dal Salento nel Rapporto economico 2015. Vince l’export

Nella ‘giornata dell’economia’ promossa dalla Camera di commercio di Lecce viene presentato il Rapporto economico coordinato per quest’anno da docenti Unisalento. Altalenante lo stato di salute del tessuto produttivo provinciale.

Una crisi che non  molla, una crisi che nella sua morsa sta divorando le imprese, rosicando il tessuto economico dei territori. Eppure, nonostante l’incertezza del futuro, qualche spiraglio si intravede nel Salento, anche se i dati della disoccupazione continuano a preoccupare.
 
Se ne parla da tempo, e se ne parla soprattutto oggi in occasione della tredicesima Giornata dell’Economia quando la Camera di Commercio di Lecce nel suo “Rapporto economico” presenta lo “stato di salute” del tessuto produttivo provinciale. In linea con l’impegno a rafforzare la collaborazione con l’Università del Salento, la stesura di tale Rapporto è stata quest’anno coordinata da un team di docenti del Dipartimento di Scienze dell’Economia.
 
Il documento tratteggia un futuro incerto, prefigura problemi spesso legati alle mutevoli e complesse situazioni del contesto globale, comunitario e nazionale, ma lascia intravvedere anche quali possono essere le principali sfide e le più significative opportunità per il territorio salentino.
I dati macroeconomici mondiali segnalano il graduale superamento di una crisi che ha ancora gravi strascichi nel nostro Paese, tra cui l’inasprimento del divario Nord – Sud. Il Pil reale nel Mezzogiorno è diminuito in misura quasi doppia di quello del Centro-Nord mentre la differenza nel tasso di disoccupazione ha ormai raggiunto i 10 punti percentuali, con conseguenze molto gravi in particolare su donne e giovani meridionali. Nel 2014, in Puglia, le peggiori dinamiche occupazionali si sono osservate nel comparto delle costruzioni e nelle attività industriali in senso stretto. Anche se, rispetto al 2013, per tutte le province pugliesi è confermato il trend negativo, la provincia di Lecce, con quasi il 26%, risulta essere la provincia  caratterizzata da una maggiore incidenza della disoccupazione di tutta la regione.
 
Ma qualche segnale positivo c’è e giunge dal commercio con l’estero. L’export, trainato soprattutto dal manifatturiero, è cresciuto del 6,2%, ben oltre il livello raggiunto a scala nazionale e regionale (in entrambi i casi attestatosi attorno al 2%). In particolare spiccano le performance della meccanica (quasi 40% del valore dell’export leccese), della lavorazione di minerali non metalliferi (7% dell’export), dell’abbigliamento (10% dell’export) e delle calzature.
 
In base a quanto emerge dal rapporto, il settore tessile/abbigliamento/calzature (Tac), colpito duramente ancor prima della crisi, dai cambiamenti intervenuti nella geografia dell’industria europea e mondiale, rappresenta ancora un patrimonio di know-how, imprese e relazioni estremamente prezioso. Tanti elementi e congiunture negative hanno eroso il modesto margine competitivo del settore e gli effetti sono ancora evidenti: soltanto tra il 2009 e il 2014, un migliaio di imprese salentine, l’80% delle quali impegnate in settori tradizionali, è stato espulso dal mercato, lasciando senza lavoro diverse migliaia di persone. I programmi di sviluppo nazionali e regionali e le iniziative comunitarie non hanno potuto compensare la mancanza di un appropriato, lungimirante, condiviso piano industriale che potesse frenare il processo o proporre valide alternative di crescita, almeno per le aree più colpite.
 
Nel focus del documento redatto anche il settore agricolo: nuove forme di organizzazione della filiera si propongono come alternative al modello dominante della grande distribuzione e possono costituire importante riferimento per il nostro territorio.
 
In ultimo, nonostante brillino le performance del settore turistico che fa da traino per l’intero terzo settore, non si colgono ancora effetti significativi su altri settori dell’economia. Così come è stato evidenziato dai ricercatori, per cogliere appieno le opportunità offerte dalla domanda aggiuntiva generata dal turismo, occorre che, da una parte, il sistema produttivo sia in grado di offrire anche i prodotti e servizi intermedi attualmente resi da filiere non locali o non prevalentemente locali, e, dall’altra, che gli sviluppi del fenomeno siano regolati secondo logiche di sostenibilità.
 
Insomma, l’economia salentina emerge tra luci e ombre in una fase di transizione dell’economia locale. Occorre investire e fare dei punti di forza la chiave per scommettere sul futuro.



In questo articolo: