Il malore improvviso in un caldo giorno inizio settembre, la corsa disperata in Ospedale, la paura di non farcela e la speranza, dopo venti giorni passati a combattere, che ha rappresentato per tutti un “nuovo inizio”. Lele Spedicato, il chitarrista dei Negramaro, sta meglio. Le sue condizioni continuano a migliorare dopo l’emorragia cerebrale che lo ha costretto a restare nel reparto di rianimazione dell’Ospedale “Vito Fazzi” di Lecce per quasi un mese.
Ora che il peggio sembra essere passato, ora che c’è Ianco (il primogenito), la moglie Clio Evans ha voluto rompere il silenzio e raccontare il dolore provato quei giorni. Un dolore che non è stato facile affrontare, soprattutto con un figlio in grembo.
«Ho attinto a tutte le forze della galassia e dell’universo per restare in piedi, per tenere il bambino in pancia, per stare vicino all’uomo che amo» racconta l’attrice al Corriere ripercorrendo quei drammatici giorni: da quando Lele si è accasciato a terra, privo di sensi, a quando ha riaperto gli occhi, senza dimenticare il giorno in cui ha stretto tra le braccia il figlio di quell’amore, nato da un colpo di fulmine, come racconta.
La foto di Instagram, con le mani della nuova famiglia che s’intrecciano, commuove i fan che, in questi mesi, hanno incrociato le dita e pregato, tanto per il musicista, ma anche per l’attrice.
Clio descrive Lele come un eroe e il suo bambino come un guerriero “nato sano come un pesce nonostante ne abbia passate tante”.
Parla dei giorni passati al Fazzi, la neo-mamma:
«Ero sempre lì a pregare costantemente con tutta la mia forza, a ripetermi che, con la preghiera e la fede, ce l’avremmo fatta. Quando si è svegliato, è stato bellissimo. Gli comunicavo i messaggi di amici e fan e lui rispondeva, sentiva l’affetto come un’ondata di energia».
Anche l’attrice ha passato un momento buio, come dimostra la ferita che ha voluto condividere sui social per dare forza e coraggio alle persone che stanno affrontando delle battaglie, grandi e piccole. A Candida Morvillo spiega cosa le sia accaduto:
«Ho avuto gli stessi sintomi di Lele, ma nell’arco di due settimane. Mi hanno trovato una palla di cinque centimetri nel cervello, sembrava un tumore, invece era una placca anomala. Dopo, ho sofferto di epilessia post traumatica. Quando ho visto Lele star male, se non avessi già avuto quell’esperienza, forse, sarei andata nel panico. Però, ora, è stato peggio: quando rischi di perdere chi ami, ti vacilla il terreno sotto i piedi, specie se sei incinta».
