
Vivianne in un italiano fluente racconta la sua storia: è la prima di 13 figli e nonostante nel suo paese fosse insegnante di scuola elementare e media si è rimboccata le maniche, ha lasciato la sua terra, la sua piccola di soli due anni ed è venuta in Italia per aiutare a studiare i suoi fratelli.
“All’inizio –racconta Vivianne- non è stato facile, ho sofferto molto la lontananza dalla mia bambina mi mancava tanto. Ho sempre lavorato, quando mia figlia mi ha raggiunta le cose sono cambiate ed ho cominciato a stare meglio ed ora ho tanti “fratelli e sorelle bianchi” –sottolinea contenta.
La sua bambina ora ha vent’anni, i suoi fratelli non hanno più bisogno del suo aiuto e lei ha cominciato a pensare un po’ di più a se stessa.
E’ riuscita a realizzare il suo sogno, ha frequentato un corso Sitam, un’accademia di moda di Lecce dove ha studiato moda, le hanno insegnato non solo a cucire, a disegnare ma soprattutto a capire le donne e gli abiti cha stanno bene ad ognuna.
Dopo un anno di stage ha capito che era giunto il momento di mettersi in gioco, perché le donne africane- sottolinea- possono fare tutto e non solo le colf e le badanti, è questo il messagio che vorrei far passare”.
Ha cercato di unire il suo amore per la sua terra e quello per il paese che la ospita, la sua seconda casa, creando degli abiti con i tessuti provenienti dall’Africa per un concorso “L’Africa che non si è mai vista” che si svolgeva a Torino. Alla selezione non ha più partecipato, ma ormai la molla era scattata ed agli 8 modelli iniziali se ne sono aggiunti altri 16, che sfileranno stasera per la prima volta.
Ventiquattro modelli realizzati con tre diversi tessuti “Ankara”, “Lesso” e “Kikoi”, provenienti dalla sua terra, con i colori delle stoffe africane ma più semplici meno ingombranti, modelli che possono portare le giovani ragazze sia di giorno che di sera.
I suoi abiti sono anche un modo per lanciare un messaggio, per tutte le donne, perché credano di più in loro stesse, e per le sue conterranee perché non è detto che debbano fare solo ed esclusivamente le badanti.
Il sogno che le “brucia dentro” è quello di tornare nella sua terra, aprire uno showroom ed insegnare alle donne africane che non basta solo cucire, molte di loro lo fanno sin da piccole, ma è importante consigliare le donne ed aiutarle a vedersi bene con un abito e ad avere fiducia in se stessa.
La manifestazione è anche il risultato della decennale attività di ascolto delle donne immigrate, dei loro sogni e desideri da parte dell'Associazione Popoli e Culture Onlus che in collaborazione con il Centro Italiano Femminile, l’Ufficio Diocesano Migrantes – Lecce, l’Associazione Laici Comboniani – Lecce e l’Associazione Volontari Caritas di Lecce hanno organizzato la sfilata "Moda, Donne, Interculturalità".
Stasera sul palco sfilerà la figlia ed insieme a lei ragazze leccesi, in un mix di integrazione ed interculturalità, durante la sfilata presentata da Paola Bisconti sono previste varie esibizioni canore e teatrali, inoltre, il pubblico sarà allietato dalla musica del gruppo dei percussionisti keniani Mijikenda. Al termine della serata sarà offerto un buffet multietnico con piatti italiani ed africani.