Quello che doveva avvenire in Forza Italia, è avvenuto. Raffaele Fitto ha giocato tutto sul suo successo personale e su quello di Forza Italia a suon di voti nella circoscrizione sud alle Elezioni Europee ed è andata quasi del tutto come sperava. Non proprio in maniera completa, visto che gli azzurri sono arretrati ma è indubbio che le quasi 285mila preferenze facciano rumore. E Fitto sulla base di quel consenso, come avviene in tutti i partiti del mondo, vuole ridisegnare le gerarchie interne: chi ha i voti detta la linea, chi non li ha segue. Apriti cielo, però, poiché nel partito di Berlusconi di troppa democrazia si rischia di morire.
Stando alla gustosa ricostruzione fatta da Repubblica ma smentita da Deborah Bergamini, alla fine della riunione dell’Ufficio di Presidenza di Forza Italia, riunione nella quale Raffaele Fitto ha chiesto le primarie, il cavaliere avrebbe sbottato con il suo cerchio magico dando del «traditore» non solo all’ex ministro salentino ma anche a chi insieme a lui spinge proprio in questa direzione: Renata Polverini, Mara Carfagna, Daniele Capezzone, Saverio Romano, Giuseppe Galati. Berlusconi li avrebbe appellati come «squali» che si avventano sulla preda (cioè lui) nel momento della difficoltà, dei novelli Casini, dei novelli Fini, dei novelli Alfano. Insomma pugnalatori sotto mentite spoglie di innovatori.
«Si stanno comportando come Angelino Alfano e gli altri traditori ma dove pensano di andare? Sono minoranza, non hanno i numeri» ha gridato l’ex Cav davanti alla cerchia ristretta dei suoi fedelissimi Maria Rosaria Rossi, Francesca Pascale, Giovanni Toti, Mariastella Gelmini, Paolo Romani e Renato Brunetta.
O avrebbe perché di questa incazzatura di Berlusconi ovviamente si sanno solo racconti de relato. Ma Fitto e il suo gruppo continua a testa bassa: a loro non era piaciuto il modo in cui il leader azzurro li aveva tenuti in considerazione pur essendo rimasti dentro al partito e non avendo voltato le spalle come aveva fatto Alfano. Alla loro fedeltà era seguita l’ascesa dello sconosciuto Giovanni Toti, a dimostrazione che in FI non contano i voti ma le scelte di gradimento del Presidente.
La scelta poi di Berlusconi di andare dietro la Lega di Matteo Salvini ha ulteriormente acceso gli animi e divaricato le posizioni: al sud dove forza Italia cresce non comprendono come mai si vogliano seguire posizioni anti-meridionali.
Quindi la conta delle Europee che per molti dei lealisti è servita come trampolino di lancio per la battaglia interna. Adesso la guerra che sembrava covare sotto la cenere è esplosa alla luce del sole ed essendo nota la testardaggine di Fitto e di Berlusconi sarà difficile che si concluda con un “volemose bene”.