Distruggono il gazebo della Lega in piazza Sant’Oronzo, ferita al volto un’attivista

Dopo il raid violento al gazebo della Lega in piazza Sant’Oronzo, Spagnolo e Vicentelli chiedono una ferma condanna da parte di tutte le forze politiche. La violenza non ha giustificazioni

Che il clima in città non sia assolutamente sereno ed anzi debba essere considerato al limite della pericolosità era chiaro dai commenti che, quotidianamente, vengono postati sulla nostra pagina Facebook e sulle nostre bacheche social, soprattutto sotto gli articoli di politica. Un diluvio di insulti, minacce, parole offensive nei confronti di leader nazionali di ogni schieramento che sono arrivati a Lecce o stanno per giungere nelle prossime a cominciare da Nicola Zingaretti per finire a Matteo Salvini.

Molto spesso restano leoni da tastiera. Capita, a volte, che l’odio e la rabbia esondino e si materializzino in veri e propri atti di violenza. Come quanto accaduto, questa mattina, in piazza Sant’Oronzo a Lecce, dove il gazebo della Lega è stato preso d’assalto e demolito da un gruppo di ragazzi riconducibili, a detta delle vittime, al mondo dei centri sociali e della sinistra estrema.

Il raid

Mentre gli attivisti del partito di Salvini erano intenti a dialogare con alcuni simpatizzanti che si erano fermati vicino lo stand, un gruppo di violenti ha raggiunto la postazione, divelto le bandiere, distrutto il gazebo e nella furia propagandistica, durante il tentativo di togliere dalle mani di una ragazza lo stendardo con il simbolo della Lega hanno ferito al volto la giovane che si è voluta recare al Vito Fazzi per le cure del caso.

Le reazioni

Sconcerto e rabbia sono stati espressi dai candidati al consiglio comunale Mario Spagnolo e Damiano Vicentelli, entrambi presenti alla scena in quanto organizzatori: “Preoccupa molto la violenza di questi ragazzi di sinistra che non conoscono il dialogo e il confronto civile. Speriamo in una ferma condanna del gesto da parte di tutte le forze politiche che sono in corsa per le elezioni amministrative del 26 maggio, sperando che vogliano dissociarsi da atti così deprecabili”.



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