Amministrative a Lecce, la strana querelle sulle primarie: Perrone quasi le invoca, nel centrosinistra diventano ‘l’extrema ratio’

Il Partito Democratico salentino si guarda in faccia e, dopo lo scivolone su Alfredo Prete, riparte da zero: prima la coalizione, poi il nome del candidato. Nel centrodestra, invece, Paolo Perrone lancia Congedo, ma tira in ballo anche lo strumento delle primarie.

È stata una settimana particolarmente movimentate sui tavoli della politica leccese. Una settimana che poteva segnare una snodo cruciale nella corsa elettorale in vista delle prossime elezioni amministra in programma in primavera: sette giorno or sono, infatti, era rimbalzata la notizia della possibile discesa in campo di Alfredo Prete, presidente della Camera di Commercio, come candidato alla poltrono di sindaco per il centrosinistra. Un nome tirato fuori da Piconese e che segnava una linea ben precisa: pescare un nome dalla società civile, dalla forte credibilità, capace di strappare Lecce a decenni di governo di centrodestra. Un nome cacciato a sorpresa, ma che alla fine è scoppiato come una gigantesca bolla di sapone: 'non ci sono le basi politiche – ha commentato lo stesso Prete – ringrazio chi ha pensato a me, ma non scendo in campo'.
 
La mancata quadra sul nome di Alfredo Prete ha scatenato, inevitabilmente, gli animi delle varie anime del Partito Democratico salentino, pronte e spararsi accuse e polemiche sui metodi d'azione prescelti. Ci è voluto un pacere, alla fine, per rimettere tutto al suo ordine: Marco Lacarra, segretario regionale del PD, è giunto a Lecce nelle scorse ore per portare calma e sangue freddo. Nella sede cittadina di via Tasso, quindi, tutti i maggiori esponenti dem si sono ritrovati in un faccia a faccia bollente, necessario per sfogarsi e mettere le mani sotto il rubinetto di acqua fredda. Tutti, in sede, hanno potuto dire la loro, fino a giungere alla conclusione: si riparte da zero, con nuovi metodi basati sul dialogo, nuove proposte e con l'impegno principale di delimitare i contorni della coalizione. Solo dopo si faranno nomi e valutazioni.
 
Ne escono tutti vincitori? Presto per dirlo, perché Blasi avrà le sue tanto invocate primarie solo se dal tavolo di coalizione non uscirà un nome certo e unitario. Se invece la base sarà compatta, lo stesso Blasi e Foresio si potranno mettere l'anima in pace: si andrà dritti con quel nome.
 
A destra, invece, la settimana appena trascorsa ha visto la consacrazione del tavolo costituto tra Area Popolare-Nuovo Centrodestra e Forza Italia, il tutto solo l'ala del PPE. Si cerca quindi di allargare una coalizione che, tuttavia, al momento non poggia su solide basi. A scatenare le acque ci ha pensato nelle ultime ore lo stesso sindaco Paolo Perrone che, in una lunga intervista rilasciata alle colonne del Nuovo Quotidiano di Puglia puntualizza: 'io ho fatto cinque nomi che per me rappresentano tutte una valida carta per vincere'. I nomi sono i noti: Congedo, Marti, Monosi, Messuti e Delli Noci. Spetta ora agli alleati passare al vaglio ogni ipotesi, premettendo però che l'area di Forza Italia potrebbe non condividere tale ragionamento, preferendo puntare a un cambio di marcia, andando a cercare sul 'mercato della società civile', anche loro, un nome convincente.
 
E invece Perrone rilancia: 'ci sono sempre le primarie, che io ho fatto (nel 2012 contro Paolo Pagliaro, ndr), perché gli altri non possono farle?'. In realtà il primo cittadino uscente (che attendo anche un incontro con Stefano Parisi, tra una settimana in Salento per lanciare una nuova idea di centrodestra) starebbe spingendo sul fido Erio Congedo, il quale non ha ancora ricevuto una proposta ufficiale. Ma la soluzione primarie potrebbe risolvere tutti gli attriti, soprattutto tra gli stessi Conservatori e Riformisti, decisi a non perdere terreno sia a Palazzo Carafa, sia in vista di qualche posto utile in Parlamento.
 
La stagione invernale alle porte, dunque, si preannuncia bollente sotto il termometro politico: le primarie, strumento tanto caro negli anni scorsi al centrosinistra, diventano per i dem l'extrema ratio, mentre nel centrodestra le consultazioni potrebbero tornare di moda dopo cinque anni, utili chissà ad appianare i tormenti. Nel mezzo lo scontro del referendum costituzionale del 4 dicembre che potrebbe spostare qualche equilibrio anche in Puglia e in Salento.



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