
L'aereo arriva da Roma con quasi mezz'ora di ritardo, ma neppure questo è bastato a scoraggiare le centinaia di militanti e simpatizzanti giunti da tutta la Puglia per dire no, insieme a Matteo Salvini, alla possibilite chiusura di ben 25 ospedali prevista dal piano di riordino sanitario paventato dal governatore Emiliano.
E quando il segretario del carroccio arriva davanti al Policlinico di Bari è un'esplosione di cori e applausi che inneggia a lui e alle sue battaglie. Neppure il tempo di salire in piedi su una panchina che, megafono in mano, tutti i punti vengono snocciolati uno per uno. È un fiume in piena Salvini e ne ha per tutti, Emiliano in primis già bersaglio nei giorni scorsi del M5S a cui rimprovera di voler voler risanare le folli spese adoperate, negli ultimi anni, dal centrosinistra tagliando proprio laddove non si doveva sprecare e, a maggior ragione, non si dovrebbe mai tagliare: la sanità, appunto.
Ma non solo, affronta pure la questione delle case popolari occupate abusivamente, spesso dai clandestini, e che sistematicamente diventano sempre più un miraggio per coloro che sono in graduatoria e ne avrebbero più diritto.
E poi ancora il problema delle microartività che, gestite da immigrati, sorgono quotidianamente senza controlli e, se non monitorate, rischiano di diventare covi per terrorristi.
Ne ha anche per l'agricoltura, messa in ginocchio non dall'improduttività ma dalle scelte scellerate, nazionali ed europee, troppo spesso inclini a favorire l'importazione di prodotti esteri, come l'olio tunisino, a discapito di quelli locali che andrebbero, invece, salvaguardati e tutelati, specie se colpiti da calamità come la xylella.
Pochi minuti, ma intensi, prima di spostarsi a Santeramo in Colle, dove dopo un confronto a porte chiuse con la dirigenza della Natuzzi Divani, arriva nella gremitissima sala (i partecipanti sembrano il doppio di quelli di Bari) dell'Hotel Sole di Puglia a cui assicura tutto il suo impegno, già a partire dall'incontro che avrà domani col ministro Guidi, per scongiurare la chiusura dell'azienda e la perdita di posti di lavoro.
Da segnalare, come prevedibile, le contestazioni (poche a dire il vero) che, in entrambi i casi, hanno accompagnato Salvini in questa sua tappa pugliese, manifestanti a cui il leader leghista ha replicato semplicemente invitandoli a spendersi altrimenti per il proprio territorio anziché aspettare che sia un politico, appartenente a un partito radicato in modo particolare nel nord-Italia, a farlo per loro.
A cura di Luca Nigro