Discarica di amianto lungo il gasdotto Poseidon. Casili (M5S): «Necessari interventi per la messa in sicurezza»

In seguito alla rilevazione di residui di amianto, il consigliere pentastellato chiede la messa in sicurezza della zona dove è prevista la costruzione di una stazione di misura del gasdotto Poseidon.

Il terreno che dovrebbe ospitare la stazione di misura del gasdotto Poseidon, sito in contrada San Nicola a Otranto, contiene residui di amianto. Tanto è emerso dai controlli volti ad assicurare l’assenza di residui bellici che avrebbero potuto minare la sicurezza dei lavoratori del gasdotto. Scongiurata la presenza di ordigni, si è aggiunta l’individuazione di scorie che promettono di dilatare i lavori.

Il progetto, difatti, insiste su uno spazio occupato dalla vecchia discarica Bandino, dove, tra i rifiuti smaltiti in passato, furono confinati anche materiali contenenti amianto che ad oggi costituiscono l’ennesimo ostacolo alle operazioni finalizzate al collegamento tra la costa salentina e la Grecia. L’esito dei primi controlli ha allertato le istituzioni. Il consigliere pentastellato Cristian Casili ha chiesto immediati chiarimenti per scongiurare eventuali rischi per l’ambiente e l’incolumità pubblica. “È necessario assicurare monitoraggi e verifiche approfondite sul terreno, dove, ai fini della realizzazione del gasdotto Poseidon – afferma Casili – è prevista la costruzione della stazione di misura. Sul sito infatti insiste la vecchia discarica Bandino, nella quale in passato sono stati smaltiti, tra l’altro, rifiuti contenenti amianto. Per questo ho richiesto ad Arpa di conoscere il programma delle operazioni di messa in sicurezza proposto dalla società e quali saranno le modalità di intervento. Nel corso delle indagini sui terreni acquistati per costruire la stazione di misura – continua il pentastellato – è emersa la presenza di amianto nel sito della discarica, per questo è indispensabile che tutti i soggetti competenti si attivino affinché sia garantita la messa in sicurezza dello stesso”.

Il rischio è rappresentato dalla possibile contaminazione della falda e dei terreni limitrofi che potrebbe derivare dal contagio del lotto interessato dal progetto. “È importante – aggiunge – capire se sia necessario estendere le indagini anche alle aree limitrofe e se il sito sia idoneo ad ospitare i lavori da realizzare. Ciò in quanto un’eventuale presenza di amianto tombato renderebbe alquanto difficoltosa la bonifica e rischiose le lavorazioni che riguardano la parte superficiale del suolo. Alla luce della particolare tipologia dei rifiuti presenti – conclude Casili – ritengo sia importante che gli interventi di messa in sicurezza del sito siano avviati il prima possibile e che gli enti competenti rendano noti tempestivamente i risultati dei monitoraggi al fine di garantire una corretta informazione ai cittadini”.



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