Chi pensava che Carlo Salvemini nell’affollata conferenza stampa convocata ieri pomeriggio avrebbe annunciato le proprie dimissione a causa della sentenza del Consiglio di Stato che lo privava della sua maggioranza, è rimasto deluso.
Il Primo Cittadino, pur prendendo atto che i numeri in Consiglio sono contro di lui – almeno sulla carta – ha scelto di tenere in piedi la baracca abbracciando una posizione attendista più cara a Delli Noci (anche se qualcuno maliziosamente la attribuisce ad Emiliano) secondo la quale le decisioni dei giudici amministrativi nulla hanno a che vedere con l’esecutivo, bensì con l’aula consiliare che eventualmente dovrà decidere le sue sorti.
A dire il vero, nessuno riesce a capire perché Salvemini stia scegliendo questa rotta: quando gli capiterà di potersi riconfrontare con un centrodestra uscito a pezzi dalla composizione delle liste per le elezioni del prossimo 4 marzo? Con le dimissioni avrebbe potuto capitalizzare il credito di fiducia degli elettori che il loro giudizio sui vecchi amministratori lo hanno ben espresso al secondo turno di ballottaggio. Non è un mistero, anche leggendo i commenti dei leccesi sui diversi post, che sono tanti i cittadini che vedono come un ostacolo al cambiamento il rientro nell’assise di ben sei consiglieri di centrodestra.
Dimettendosi, il Sindaco avrebbe parlato al cuore di chi lo stima, di chi vuole continuare a tenere “stampagnate” le finestre, di chi pensa che un bagno elettorale spazzerebbe ancora di più il campo dagli esponenti di un centrodestra in difficoltà. Anche qui, lo dimostrano i commenti di chi invita Salvemini a non avere paura di tornare alle urne perché Lecce lo rivoterebbe ancora.
Ieri, invece, è passata un’altra linea, forse fin troppo “morbida”, secondo la quale le sentenze non riguardano l’esecutivo leccese che deve rimanere stabilmente in carica. A marzo, verrà presentato il Bilancio di previsione e su quello il Consiglio a maggioranza di centrodestra si prenderà le sue responsabilità.
Delle due l’una: o quel bilancio verrà approvato grazie all’atteso salto della quaglia di qualche esponente che, si mormora, stia già strizzando l’occhio a questo tipo di possibilità oppure tutti a casa con un bel Commissariamento di oltre un anno. E per sottolineare tale azione, stamattina Carlo Salvemini si è recato dal Prefetto per chiedergli di esercitare i poteri che gli sono stati conferiti dalla legge in tempi strettissimi riportando in Consiglio Angelo Tondo, Giorgio Pala, Federica De Benedetto, Attilio Monosi, Laura Calò e Paola Gigante.
Difficile immaginare le dimissioni compatte dell’opposizione diventata maggioranza entro il 24 febbraio per garantire le elezioni in tarda primavera. Si va, quindi, verso il più classico dei tentativi di inciucio: quanti saranno disposti, pur di non dimettersi, a sostenere la giunta Salvemini-Delli Noci? Suvvia, parlare di convergenza sui programmi è una boutade.
Chiaro il fatto che una volta raggiunto l’obiettivo della sopravvivenza non si raggiungerebbe certo quello della buona governabilità di Lecce perché nessun salto della quaglia sarebbe fatto senza la richiesta di “promesse politiche”. Il rischio è che, per davvero, si perda l’occasione di cambiare Lecce se veramente lo si vuole fare (vedi anche i tentennamenti del centrodestra). Si sta imboccando una china pericolosa, poiché sarà lecito chiedersi in ogni occasione in cambio di cosa chi è stato eletto per dare un indirizzo preciso al Consiglio stia tradendo quel mandato cambiando posizione.
