È guerra senza quartiere alle occupazioni abusive delle case popolari. Dopo la task force coordinata nei giorni scorsi presso la Prefettura di Lecce si è passati dalle parole ai fatti. Stamattina in Piazzale Siena c’è stato il primo sgombero di un alloggio, di fatto vuoto, ma occupato da un esponente della criminalità organizzata.
Plauso all’iniziativa giunge dal deputato salentino pentastellato Leonardo Donno che aveva chiesto ad Arca Sud, nelle settimane scorse, la situazione delle occupazioni abusive in città, ricevendone risposte talmente sconvolgenti al punto che la Prefettura aveva deciso di scendere in campo per evitare il procrastinarsi delle illegalità a danno dell’intera collettività e soprattutto di quei cittadini che avrebbero avuto diritto all’alloggio, ma non potevano averlo a causa di illegittime occupazioni.
«Ripristinare la giustizia sociale non è facile, ne siamo consapevoli – dice Donno – Bisogna fare squadra e agire senza fare sconti a nessuno: solo così potremo dire una volta per tutte “basta” all’inerzia, alle ingiustizie e alle graduatorie che non scorrono, con il risultato di demoralizzare le persone oneste che nello Stato e nelle istituzioni confidano ancora».
«Lo sgombero di oggi, in piazzale Siena, è esemplare – continua – ma non deve restare un episodio isolato. Dopo aver integrato l’interrogazione al Ministro degli Interni che avevo già presentato ad agosto, resto in attesa di risposta dalla gran parte dei Comuni ai quali ho inviato una seconda missiva, un sollecito rivolto ai sindaci affinché ciascuno faccia la propria parte per arginare il fenomeno».
A Lecce, come è noto, la vicenda delle case popolari si innesta su un gravissimo caso di presunta corruzione politica sul quale è nel pieno del suo svolgimento un’inchiesta della magistratura salentina. La vicenda, poi, come è ovvio, si interseca ad infiltrazioni malavitose che vista la ricaduta sociale delle tematiche ha dei riflessi sulla credibilità dello Stato.
«Che dietro alle occupazioni abusive di alloggi popolari si celi la malavita organizzata è ormai noto – prosegue l’onorevole Donno – quello che si fatica ad ammettere, invece, è che la criminalità non si limita soltanto a questo. Sfida lo Stato ogni giorno, quasi a volerlo ridicolizzare. Di episodi da raccontare, in tal senso, ce ne sarebbero tanti. Lo sfratto di questa mattina valga da monito per chi, fino ad oggi, ha dormito tranquillo in un alloggio che non gli spettava, certo di avere le spalle coperte».
Insomma, lo sgombero di questa mattina più che essere giudicato in sé potrebbe avere il valore simbolico del riscatto da parte dello Stato che non arretra su un principio di giustizia sociale. Le case vanno assegnate a chi ne ha diritto e a chi aspetta il suo turno, senza violenze e senza prepotenze e senza furbizie di sorta, sperando nell’impunità.
«Ciascun Comune – conclude Donno – è consapevole dei nodi da sciogliere sul proprio territorio. Questa è l’occasione giusta per dare un segnale forte sul fronte legalità. Un messaggio chiaro a chi crede di poter “segnare il proprio territorio” (una casa occupata senza titolo) anche a distanza, dal carcere ad esempio. Alziamo la testa e diciamo basta al “passaggio” di abitazioni di generazione in generazione mafiosa. Basta a chi, conoscendo gli escamotage per procrastinare lo sfratto, lascia vivere all’interno di un alloggio ormai vuoto il proprio animale domestico, dal cane ai pesci rossi. Basta ai certificati medici che impediscono gli sgomberi, rinviati poi a data da destinarsi all’infinito. Basta. I sindaci non abbiano paura, il Governo è al loro fianco e io resto a disposizione di chiunque intraprenda questa battaglia di civiltà. Certo di aver smosso le acque, determinato a tener viva la tempesta».