Il caso dei due marò italiani sarà uno degli argomenti di discussione nel colloquio tra il premier, Matteo Renzi e il presidente americano, Barack Obama, domani in visita a Roma. Ne è convinto il commissario straordinario del governo Staffan De Mistura
Sbagli, ritardi, rinvii ed un’incognita sul futuro. Il caso dei due marò pugliesi, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, trattenuti da oltre due anni in India con l’accusa di aver ucciso due pescatori del posto, scambiati per pirati, è ancora lontano dall’essere risolto. E più passa il tempo più sembra difficile trovare una via d’uscita in tempi brevi. Quel 19 febbraio del 2012, giorno dell’incidente al largo delle coste del Kerala tra la nave mercantile Enrica Lexie ed il peschereccio St. Anthony, i due fucilieri di marina sarebbero dovuti restare a bordo della petroliera battente bandiera italiana. Secondo Staffan De Mistura, l'inviato speciale del governo, infatti, «l'errore più difficile» fu proprio quello di «autorizzare i due marò a non opporsi alla loro discesa al suolo». Toccando terra la vicenda è diventata immediatamente una questione della giurisdizione indiana.
Ma davanti alle commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato, De Mistura, ha promesso che non si andrà a processo. La posizione è ferma: «al processo noi non andiamo, non presenteremo i nostri fucilieri, insistiamo per la giurisdizione internazionale della questione». Entro un mese, assicura, si vedranno gli effetti dell'azione del governo. Nessun altro dettaglio, fa sapere de Misura, per non favorire eventuali contromosse di Delhi.
Non solo, la questione dei due fucilieri sarà al centro dell’incontro istituzionale tra il premier Matteo Renzi ed il presidente Usa, Barack Obama. «Perché la priorità», ha aggiunto, «è la dignità dei nostri militari e la difesa dell’immunità funzionale di militari che erano impegnati in una missione di pace». «Gli americani – ha assicurato De Mistura – sono molto consapevoli di quanto la questione sia importante per noi e hanno avuto anche loro momenti difficili» in India.
Infine, secondo l’inviato del governo, il prossimo 28 marzo, quando è prevista l'ennesima udienza della Corte Suprema Indiana, gli scenari che si aprono sono tre. «La prima ipotesi è il rinvio, la seconda è che venga mantenuto il ruolo della Nia, la polizia antiterrorismo sul cui intervento l'Italia si oppone sin dal primo momento. La terza via – per l'inviato speciale – è un "cocktail estetico": si elimina la Nia ma resta il suo capo, che ha formulato il capo di accusa. In quel caso la corte chiederà l'inizio del processo "usando la persona ma non la struttura"».