Centrodestra più in crisi che mai. Scontro totale dopo la sconfitta

La lista Oltre, mortificata dagli esiti elettorali, sta diventando il teatro di battaglia di una resa dei conti interna ai fittiani, fra chi parla e chi mormora. Si assiste al trionfo degli scontenti.

Ufficialmente sono pochi quelli che si lasciano andare. Pochi quelli che manifestano pubblicamente il proprio sfogo all’indomani degli esiti elettorali, molti quelli che si abbandonano a confidenze e rimbrotti a bassa voce, magari solo per non dare l’idea di aver accusato troppo il colpo. Invece è proprio così, per i componenti della lista Oltre in provincia di Lecce il colpo è stato durissimo. Un solo eletto, tanti pretendenti finiti sotto le macerie del crollo disastroso dei ricostruttori alla prima uscita. Quella che doveva mostrare la forza dei fittiani.

Le attenuanti non mancano. Vero è che le scelte dissennate e autolesionistiche dei vertici di Forza Italia hanno portato a un ridimensionamento generale dei consensi. Vero è che le Primarie invocate da Fitto sarebbero state più che sacrosante. Vero è che con una neonata lista di appena trenta giorni di vita non era possibile fare di più e meglio, ma è altrettanto vero che il voto di domenica scorsa è sembrata una condanna a Raffaele Fitto, alle sue scelte e al suo modo di fare, e forse anche di essere.

Nessuna convergenza su un nucleo selezionato di uomini scelti, ma tutti in campo, secondo una primitiva logica politica, per fare numero e per portare voti, con il rischio della eliminazione reciproca.

Nessuno oggi, può dirsi soddisfatto, nessuno che si senta tutelato, nessuno che abbia visto investiti positivamente i propri sforzi.

A parte Erio Congedo, che viene dalla storia di un altro partito e che ha ottenuto un risultato figlio di se stesso e magari dell’aiuto del cognato Paolo Perrone, tutti gli altri erano numeri, non persone. Solo simboli di una strategia che ha mostrato i suoi limiti su scala regionale.

Oggi della classe dirigente di una forza politica gloriosa restano due o tre persone con incarichi e ruoli istituzionali, scaturiti dalle urne. Un’implosione che forse è solo l’inizio di una diaspora. E il battibecco tra Frasca e Barba sembra essere solo il primo di una lunga serie.



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