Cgil Lecce, il XVII congresso riconferma Arnesano segretario generale.

Eletto il Direttivo provinciale Cgil, per la prima volta a maggioranza donne. Riconfermato il Segretario generale Salvatore Arnesano. Il documento politico Cgil Lecce

 “La nostra Organizzazione deve rispondere con responsabilità e impegno alla fiducia che i lavoratori le esprimono anche con l’aumento di oltre mille iscritti rispetto allo scorso anno (56.472 unità alla fine del 2013, 55.420 nel 2012). In ragione di questa nostra rappresentatività, sentiamo l’impegno e il preciso dovere di contribuire a rafforzare il profilo riformista e il governo della nostra Organizzazione. Cambiare, ammodernare la nostra Organizzazione, per rendere la Cgil più forte e ancora più rappresentativa. Oggi, a noi, al Sindacato confederale e alle proprie categorie viene chiesto di avere la capacità di dare risposte tempestive ed efficaci ai problemi e ai bisogni che emergono dentro questa fase. Prioritaria per il nostro sindacato è la lotta per i diritti e per il lavoro per i giovani”.

Ha ringraziato così Salvatore Arnesano i delegati al Congresso che hanno eletto il Direttivo provinciale, l’organo deliberante della Cgil, organo per la prima volta composto a maggioranza da donne (28 uomini e 29 donne), direttivo che lo ha poi votato e riconfermato Segretario generale della Cgil Lecce.
 Salvatore Arnesano, 46 anni, già segretario generale della Camera del lavoro territoriale da dicembre 2008 proviene dal mondo della Flai Cgil, la categoria che tutela i lavoratori dell’Agroindustria. Prima dell’incarico a Lecce, è stato responsabile del Dipartimento Agricoltura della Flai nazionale.
Il XVII Congresso, svoltosi alla presenza  di Nicola Affatato, Segretario regionale Cgil Puglia e Mauro Beschi, della CGIL nazionale, ha anche votato il Documento politico che riportiamo integralmente.

Documento politico Cgil Lecce XVII Congresso 2014
Il 17° Congresso della CGIL di Lecce, tenutosi il 6 e 7 marzo 2014, approva ed assume la relazione del Segretario Generale Salvatore Arnesano e dopo ampio dibattito, all'intervento di Nicola Affatato, Segretario regionale Cgil Puglia e le conclusioni del compagno Mauro Beschi, della CGIL nazionale.
I congressi di base svoltisi in 322 assemblee con un numero di votanti pari a 30.385 iscritti, hanno rappresentato momenti di alta democrazia e di grande partecipazione.
Il documento congressuale "Il lavoro decide il futuro" che ha come primo firmatario la segretaria generale Susanna Camusso, ha ottenuto 30.022 voti favorevoli (98,81%) mentre il secondo documento a firma Cremaschi "Il sindacato è un'altra cosa" ha ricevuto. 234 (0,08 %)
L'austerità espansiva, rivendicata per l'Europa dal governo tedesco non ha portato crescita ma ha impoverito le nazioni, aumentando la disoccupazione soprattutto fra i giovani e le donne.
Politiche queste che hanno avuto un effetto depressivo: i consumi sono scesi, nel nostro Paese, a livelli da tempi di guerra e la disoccupazione ha raggiunto se non superato la soglia degli anni del dopoguerra. La crisi è di fatto la messa in discussione di un intero modello economico che richiama l'avvio di un nuovo modello di sviluppo moderno e innovativo finalizzato alla creazione di lavoro.
La negazione della crisi, e l'inefficacia delle politiche dei governi che si sono succeduti, anno impoverito il paese, facendo più vittime di una guerra.
Dinanzi a questo scenario europeo e italiano, la CGIL ha presentato il Piano del lavoro che rievoca quello di Di Vittorio del 1949, finalizzato ad una proposta costruttiva per la rinascita dell'economia nazionale. Già allora si avvertiva la necessita di risponde ai problemi della disoccupazione e della emancipazione sociale dei lavoratori. Quelle conquiste oggi vanno salvaguardate.
La CGIL chiede un radicale cambiamento della politica economica europea.
Nel 2012 il parlamento italiano recependo i vincoli comunitari, ha modificato l'art. 81 della costituzione, introducendo nella normativa nazionale l'obbligo del pareggio nel bilancio dello stato, il che significa recuperare 50 miliardi all'anno di riduzione del debito pubblico per i prossimi venti anni. L'effetto drammatico di queste scelte è il non investire per la ripresa della domanda interna e ridurre, con tagli lineari, la spesa pubblica del nostro paese.
La CGIL di Lecce sostiene con convinzione il rilancio della centralità  del ruolo pubblico nelle politiche di sviluppo, anche per l'emersione del lavoro irregolare e per riabilitare la fiducia dei cittadini verso lo Stato.
Il sistema di protezione sociale nato nel dopoguerra e che era fondato su un compromesso sociale e su una idea organica di società, viene messo fortemente in discussione dai mutamenti del mercato del lavoro e del sistema di welfare.
Come assumiamo con il documento congressuale “Il lavoro decide il futuro”, va rilanciato l'intervento pubblico, per riaffermare il modello di sviluppo insito nella nostra costituzione. La spesa pubblica assume così valenza strategica per stimolare la crescita tanto quanto una più equa redistribuzione dei redditi. Rinnovare il ruolo del pubblico darebbe vita a straordinarie opportunità di lavoro, per i giovani, le donne maggiormente colpiti dalla crisi.
La creazione diretta di occupazione anche attraverso il welfare e la programmazione pubblica degli interventi è quindi possibile, a patto di uscire dal circolo oggi dominante fatto di bassa occupazione, bassa crescita e basso welfare. Riteniamo necessario rovesciare questi assunti, per ribadire l'importanza del welfare non solo ai fini della tenuta della coesione sociale, ma anche rispetto al contributo che i servizi sociali possono dare alla crescita. Il livello di protezione sociale che uno Stato garantisce ai propri cittadini,ne misura la democrazia.
La CGIL di Lecce non si limita ad enunciare i numeri della crisi: anche nel nostro territorio abbiamo presentato le linee guida del piano del lavoro per il Salento che fa leva su quattro direttrici di  intervento: agroindustria, turismo,welfare e manifatturiero di qualità.
Abbiamo già proposto all'Università del Salento di intercettare questo importante bacino economico anche con l'apertura della Facoltà di Agraria a Lecce.
Le politiche nazionali dovranno incentivare lo sviluppo agricolo con un grande progetto che coinvolga l'intero sistema agroalimentare, recuperando così anche i ritardi strutturali che hanno colpito, indebolendola, l'industria agroalimentare salentina.
Ripartire dal lavoro e dalle condizioni di lavoro, nell'agroindustria, deve significare portare ad emersione le condizioni di illegalità e irregolarità contrattuale diffuse in questo settore.
La difesa della legalità non può prescindere dalla condivisione di una cultura del rispetto delle regole e dei diritti. Il tema del caporalato, introdotto come reato penale nel nostro ordinamento anche a seguito della lotta dei braccianti stagionali salentini, significa sottrarre il mercato del lavoro al condizionamento delle mafie e della criminalità. La proposta di reintrodurre il collocamento pubblico in agricoltura, si ispira alla sperimentazione sulle liste di prenotazione previste dalla normativa regionale pugliese.
Nel processo di ridimensionamento del comparto agricolo al fine di trasformare l'agricoltura in un settore veramente competitivo di qualità e motore di sviluppo nel nostro territorio,riteniamo il biologico una opportunità non solidi diversificazione in prodotti di pregio, ma anche per favorire la commercializzazione delle produzioni, in uno con l'auspicata riforma delle politiche attive del lavoro e la costruzione di un sistema di apprendimento permanente.
L'altro settore individuato come volano di sviluppo del nostro territorio è il turismo. La CGIL di Lecce ha elaborato una piattaforma di proposte mirate alla creazione di posti di lavoro stabili e di qualità, ritenendo la precarizzazione del lavoro uno dei motivi della perdita qualitativa del servizio.
A fronte dei dati positivi sulle presenze nel nostro territorio non si registra un incremento in termini di sviluppo economico, le grandi strutture ricettive soffrono la concorrenza sleale di attività sommerse che non portano beneficio alla comunità  ma solo al profitto di pochi. Il territorio salentino così ricco di risorse non delocalizzabili va difeso, valorizzato e reso complementare anche ad altre fonti di sviluppo: turismo e arte, turismo e cultura, turismo e gastronomia, turismo e architettura, turismo ed infrastrutture e trasporti, attraverso la creazione di un Piano Nazionale del Turismo Integrato, la lotta contro le liberalizzazioni selvagge nel settore terziario per far riconquistare legalità all'intero comparto.
Auspichiamo che le  nostre proposte riaprano una discussione all'interno di un Tavolo permanente con istituzioni e parti datoriali, per la governance del settore nel nostro territorio.
Nel Salento ci sono aziende che hanno guardato a prodotti ad alto contenuto tecnologico e sono quelle che hanno retto maggiormente la crisi. Parliamo di eccellenze presenti nel nostro territorio, di aziende i cui prodotti lavorati artigianalmente sono sottoposti ad un rigoroso controllo di qualità. Chi ha investito, come è avvenuto nel settore della moda, è riuscito non solo a mantenere in piedi aziende e lavoratori, ma ha anche intercettato ulteriori brands di pregio internazionale. Occorre attivare con la Regione Puglia percorsi di riconoscimento e sostegno delle imprese così configurate, con azioni che non configurino solo meri incentivi sull'occupazione ma che invece intervengano sul processo tecnologico con particolare attenzione al percorso di creazione delle professionalità.
Innovazione, ricerca, aggregazione di impresa e rete, sono le condizioni irrinunciabili per creare condizioni di sana competitività.
Sostenere e rafforzare il processo di sviluppo normativo e contrattuale che tuteli appieno i diritti, la dignità ed il prestigio delle figure professionali del comparti industriali, comporterebbe politiche orientate al rispetto degli assetti contrattuali, e delle normative sulla sicurezza sul lavoro. Riteniamo, pertanto, necessario, pretendere dalle istituzioni locali un intervento decisivo finalizzato a maggiori controlli per la sicurezza sul lavoro e il contrasto ad ogni forma di irregolarità.
Riteniamo, altresì, dirimente per incrementare il valore aggiunto delle nostre produzioni, mettere in connessione il sistema lavoro con quello della ricerca e dell'Università anche per poter rendere più basso l'impatto del lavoro sul prodotto finale.
Anche per questo settore la CGIL ritiene necessaria una sinergia fra istituzioni, parti sociali e datoriali orientata concretamente alla creazione di posti di lavoro.
Per avviare un percorso di crescita, attraverso gli investimenti, auspichiamo il contrasto alla cattiva finanza da cui ha avuto origine la crisi. Sosteniamo un’idea di sistema bancario etico al servizio del Paese, perché il Piano del lavoro possibile traguardi la crescita. Per questo il sistema bancario rappresenta cuore e motore di un’operazione di cambiamento.
Solo ridando attenzione ai settori sopra citati, si conferisce ulteriore valenza strategica alla candidatura di Lecce a Capitale Europea della Cultura. Riteniamo questa una opportunità imprendibile per la crescita e lo sviluppo del nostro territorio.
Lo sviluppo del territorio non può prescindere dalla sua tutela e valorizzazione. Occorrono quindi, anche a livello territoriale, scelte politiche coraggiose che mettano in campo azioni di trasformazione di un modello di sviluppo iniquo e insostenibile che ha generato una crisi anche ambientale e sociale. Il Salento è circondato da emergenze ambientali tanto da presentare un quadro epidemiologico allarmante. In una situazione così allarmante, riteniamo insostenibile ogni ulteriore sollecitazione ambientale. Dopo una fase profonda di discussione interna ed esterna, la nostra organizzazione ha espresso contrarietà al progetto di costruzione del gasdotto Tap approdante sulle coste adriatiche del Salento, senza pregiudizio rispetto all'impostazione nazionale sulle politiche energetiche che individua il gas quale fonte di produzione di transizione verso un pieno sviluppo delle energie da fonti rinnovabili.
Il territorio, le risorse idriche, le ricchezze archeologiche sono beni comuni, indisponibili ad interessi economici.
Al piano straordinario per l'occupazione deve affiancarsi la nostra azione per impegnare la rappresentanza politica a rimettere al centro delle azioni di governo interventi riformatori che  siano intesi, come assume la segretaria Camusso, “in senso originale: cambiare per ridurre le disuguaglianze, per dare risposte eque per non ridurre lo spazio pubblico e di cittadinanza". A questo fine, i sistemi della conoscenza, degli ammortizzatori sociali, della previdenza, delle politiche attive sul lavoro, della fiscalità devono essere riformati per restituire certezze, fiducia e dignità ai cittadini.
Per rendere più forte e più rappresentativa la nostra organizzazione, l'intero gruppo dirigente della CGIL di Lecce deve sentirsi impegnato in inumo sforzo ulteriore di rafforzamento del radicamento territoriale e di investimento condiviso sulle risorse che hanno contribuito a rendere grande la nostra organizzazione, in settant'anni della sua storia.