Chiusura dei negozi e dei centri commerciali nei festivi? Salvare i posti di lavoro e garantire il riposo si può

NO alle aperture festive per gli esercizi commerciali? La consigliera di Parità della Provincia di Lecce “Diamo opportunità ai giovani”

Il dibattito non si è mai spento, ma a fasi alterne torna sulla cresta dell’onda. Parliamo delle aperture nei festivi per gli esercizi commerciali, che siano i negozi in città o i grandi centri commerciali.

Da una parte vi è chi sostiene il sacrosanto diritto al riposo per i lavoratori impegnati tutta la settimana all’interno delle realtà commerciali, dall’altro chi afferma con forza che in tempi di crisi economica occorre fare uno sforzo in più per cercare di arginare gli effetti nefasti del mercato.

Al Governo il Movimento 5 stelle sta premendo affinchè si torni alla chiusura delle saracinesche entro l’anno.

Uno sguardo agli altri Paesi europei

Così come è stato approfondito da un noto canale tv, in Europa 16 Stati su 28 non danno limitazioni di orari o aperture agli imprenditori impegnati nel commercio. Altri Paesi, tra cui i membri fondatori dell’Ue come Germania e Francia, applicano divieti rigidi per quasi tutte le attività nei giorni delle festività comandate. Altri ancora concedono deroghe ed eccezioni per varie tipologie di offerta.

La riflessione

Anche a livello locale il dibattito politico è acceso. Ad intervenire, in un argomento assai caro qual è il benessere e la dignità dei lavoratori e delle lavoratrici, è la consigliera di Parità della Provincia di Lecce, Filomena D’Antini.

Filomena D’Antini Solero, consigliera di parità

“La chiusura dei negozi e dei centri commerciali durante i giorni festivi se da una parte può consentire momenti di incontro tra le famiglie e nelle famiglie garantendo la conciliazione dei tempi vita-lavoro dall’altra parte desta preoccupazioni – scrive la consigliera – Che fine faranno i lavoratori del comparto, stabili e precari, con i tagli alle aperture festive? Migliorerà la qualità della vita del personale e peggiorerà quella della clientela? Riprenderanno fiato i piccoli negozi di vicinato e dilagherà l’ e-commerce? Andranno in crisi centri commerciali e outlet, meta di pellegrinaggi di massa anche nei festivi?

Queste le domande che non possono passare inosservate, soprattutto in un territorio come il nostro dove quasi quotidianamente si assiste a sit in di protesta di lavoratori colpiti dai tagli al personale.

I dati

“La grande distribuzione – ricorda l’avv. D’Antini – occupa 450 mila dipendenti (lo dicono i numeri diffusi da fonti di settore) e le domeniche incidono per il 10%, quindi sicuramente si avranno circa 40-50 mila tagli”.

I cittadini che vanno a far spese di domenica, profittando del giorno libero per chi esercita altre attività lavorative, sono nell’ordine dei 19 milioni e mezzo. Tra il 2008 e il 2017, stando a Confcommercio, sono spariti quasi 59.000 negozi, con un vistoso crollo delle aperture di nuove attività.

“Di fronte a tali interrogativi ed eventuali tagli di posti di lavoro non si può fare solo propaganda e dire chiudiamo i negozi durante i giorni festivi – afferma Filomena D’Antini – La questione va affrontata diversamente. Penso – conclude la consigliera di Parità della Provincia di Lecce – alla stipula di patti sociali che prevedano il turnover durante i festivi con i lavoratori più giovani che sicuramente non sono gravati dai carichi familiari e necessitano di avviarsi nel mondo del lavoro, gli ultimi dati ISTAT sulla povertà parlano chiaro. I nuovi poveri sono i giovani, e al Sud diventa un problema sempre più grave.

Il nostro modello di sviluppo non funziona più. Ripensiamone allora uno che dia incentivi e garantisca maggiori investimenti alle imprese pronte a far turnare durante i giorni festivi i giovani con i lavoratori e le lavoratrici che necessitano di conciliare i tempi di vita privata con quella lavorativa, prestando attenzione proprio agli operatori commerciali che sarebbero destinati a chiudere le attività. Costoro, infatti, in tal modo potrebbero da una parte garantire ai lavoratori e alle lavoratrici i riposi settimanali per conciliare la vita familiare con quella lavorativa e al tempo stesso dare ai giovani opportunità di lavoro”.