Un ritorno alla normalità a distanza di sicurezza. E con le mascherine fino al vaccino. Il piano di Conte in 5 punti

Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha presentato al Senato il piano del #Governo per la Fase 2 di convivenza con il virus. Un programma basato su 5 punti. Ecco quali sono.

Il premier Giuseppe Conte ha parlato al Senato del piano che sta mettendo a punto per la fase due, quella di convivenza con il virus.  Un programma – in estrema sintesi – che prevede cinque punti fondamentali. Per prima cosa sarà un ritorno alla normalità a distanza di sicurezza. Il «distanziamento sociale» è stata l’unica arma a disposizione delle persone a cui è stato chiesto di non uscire per spezzare la catena dei contagi e limitare la diffusione del virus insieme agli spostamenti. E così sarà anche dal 3 maggio, quando scadrà l’ultimo decreto del presidente del consiglio dei ministri.

“Mascherine e distanziamento finché non ci sarà il vaccino”

Non basta certo restare ‘lontani’. Fino a quando non sarà disponibile un vaccino o una terapia che sia efficace bisognerà indossare la mascherina e tutti i dispositivi di protezione individuale.

«Per le misure di distanziamento sociale ci saranno alcune modifiche, non ci sfugge la difficoltà dei cittadini – ha precisato poi Conte –  nel continuare a rispettare le regole anti contagio e l’aspirazione al ritorno alla normalità».

“Covid Hospital”

Il secondo punto del piano di Conte punta sulle reti sanitarie che dovranno essere rafforzate. Il sistema nella guerra contro questo nemico invisibile ha tenuto, ma ha mostrato la sua debolezza. Una debolezza fatta di mancanza di posti letto in terapia intensiva o di personale, tra medici, infermieri e operatori che si sono trasformati in veri e propri angeli in corsia. Una attenzione particolare sarà data alle case di cura. Gli anziani ospiti delle residenze sanitarie assistenziali sono quelli che hanno sofferto (e pagato) di più la lotta.

Terzo punto: intensificare la presenza di Covid-hospital per la gestione dei pazienti infetti e ridurre i rischi di contagio nelle strutture sanitarie. Quarto: uso corretto dei test, sia tamponi che test sierologici.

“App su base volontaria, ma niente limitazioni per chi non la usa”

Quinto e ultimo punto: rafforzamento della strategia di mappatura dei contatti sospetti con l’utilizzo delle nuove tecnologie. Il premier in aula ha in un certo senso smentito le voci circolate secondo cui chi non avrebbe scaricato l’app avrebbe dovuto fare i conti con le limitazioni negli spostamenti. Non sarà così. Sarà su ‘base volontaria’. Ognuno dovrà sentirsi libero di scaricarla o meno. Certo è che l’efficacia dipende dal numero di persone che la useranno.

«L’app Immuni sarà su base volontaria e non obbligatoria, faremo in modo che chi non vorrà scaricarla non subirà limitazioni nei movimenti o pregiudizi».  «Chi non vorrà scaricarla non subirà limitazioni di movimento o altri pregiudizi» ha precisato.

Conte ha chiarito anche un altro punto: non ci sarà nessuna riapertura a zone, ma tutti nello stesso momento. E questo sarà forse l’aspetto più delicato, come spiegato in un lungo post su Facebook. Non sarà facile conciliare la necessità di rimettere in moto il Paese, permettere alle persone stanche e provate dal lungo lockdown di mettere il naso fuori di casa tenere sotto controllo la curva dei contagi.

«Siamo consapevoli che un’imprudenza o un’avventantezza in questa fase, dettata dalla legittima voglia di ripartire, può compromettere tutti i sacrifici che con responsabilità e disciplina i cittadini hanno fatto finora» ha dichiarato Conte.



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