
Tessera elettorale e un contributo di 2 euro. Sono circa due milioni gli elettori attesi domani nei seggi per scegliere il nuovo segretario del Partito Democratico. Non c’è bisogno di essere iscritti o di iscriversi al Partito, tutti potranno presentarsi per esprimere la propria scelta.
Pippo Civati, Gianni Cuperlo e Matteo Renzi (rigorosamente in ordine alfabetico n.d.r.) sono coloro che si sono scontrati – non senza scintille – in una campagna elettorale tutta democratica e, si può dire all’insegna delle economie di cassa. O almeno ci hanno provato. Uomini, con le idee ben chiare in testa, politici che vogliono cambiare il volto alla politica.
Pippo Civati, ha 38 anni e si è classificato terzo nella corsa alla segreteria nazionale, macinando tanta strada e consenso. E’ un Pd che vuole cambiare, quello dipinto da Civati, un Pd non dei notabili, quanto dei cittadini. Il leit motiv della campagna elettorale è stato il cambiamento, la forza dell’azione e della voglia di fare, ma fare davvero. Con un no secco alle larghe intese, e a "tutta quella vecchia guardia che ha fallito", sì al lavoro e al welfare.
Gianni Cuperlo, parlamentare e presidente del Centro Studi del Pd, che ha lanciato la sua sfida: quella di tornare alla politica, quella vera, fatta di passioni e non di personalismi. Il punto di partenza del candidato è stato quello di dare vita a un patto per lo sviluppo che parta dal valore sociale del lavoro e dell’impresa, dal rovesciamento della classifica, innalzando al vertice la sicurezza di comunità, luoghi, culture, i beni sociali indisponibili, primo tra tutti l’ambiente dove viviamo.
Matteo Renzi ha raccolto il consenso di tanti giovani, il “rottamatore”, colui che vuole cambiare volto e volti al PD, è forte in Puglia del sostegno dell’assessore regionale, Loredana Capone. E’ stata forte la battaglia di Renzi per coinvolgere chiunque nel voto di domenica, ma ancora più forte è il suo messaggio: cambiare il verso delle cose, l’andamento di un‘ Italia ormai alla deriva, schiacciata da una crisi aggravata dall’incapacità della classe dirigente che ha detenuto il potere fino ad oggi.
Anche Lecce si è schierata, chi con l’uno chi con l’altro, e nel giorno dedicato al’Immacolata concezione – per il calendario religioso – si troverà a varcare nuovamente le porte del Grand Hotel Tiziano per scegliere il segretario del PD, segretario che, subito dopo gli allori, dovrà fare i conti con le spine di un partito che ha dato recentemente l’idea di aver perso un po’ la rotta, che si troverà di fronte ad un centrodestra che, se pur appaia ormai diviso tra "Angelino e Silvio", potrebbe anche tirare qualche scherzetto e riprendere le redini della credibilità. Per non parlare, poi, delle spine che cingono il Paese intero, nella morsa dell’antipolitica, degli stipendi che non bastano e, purtroppo, spesso non ci sono.
Il voto di domenica arriva alla fine di un lungo percorso, che sarà soltanto l’inizio del vero confronto politico, italiano ed europeo.