
La classifica sul gradimento dei sindaci d’Italia elaborata dall’Istituto Noto per ‘Il Sole 24 Ore‘ regala una brutta sorpresa al primo cittadino di Lecce, Carlo Salvemini, che scopre di aver perso appeal nei confronti degli abitanti del capoluogo del Salento al punto da arrivare in fondo all’elenco ed esattamente al 76° posto.
Ovviamente a Palazzo Carafa non ne fanno un dramma e Salvemini affida ad un post su facebook il commento della graduatoria: “Ricordo sempre che si governa ‘con’ il consenso non ‘per’ il consenso. Se una settimana fa mi avessero chiesto ‘preferisci 5 punti in più di gradimento personale o 50 milioni di euro di finanziamento per la città?’ non avrei avuto dubbi. L’investimento politico più importante è quello per Lecce. Lavoro ogni giorno per migliorare la città. Non per sentirmi il migliore”. Dai banchi dell’opposizione chiaramente prendono la palla al balzo per sottolineare lo scivolone e Roberto Giordano Anguilla di Fratelli d’Italia non usa mezze parole: ‘In quella classifica Salvemini arriva all’ultimo posto. Una collezione di brutte figure che Lecce non merita”.
Classifica di gradimento dei sindaci italiani, i migliori e i peggiori
Si sa, questo tipo di classifiche lasciano il tempo che trovano sia in positivo che in negativo ma indubbiamente colgono un segnale e raccontano un trend. Fanno riflettere sul feeling tra sindaco e cittadini e possono essere un campanello d’allarme in grado di aiutare gli amministratori a meglio orientare la loro attività amministrativa che evidentemente per qualche scelta non è condivisa dagli elettori o a continuare (nei casi positivi) sulla stessa linea d’azione.
Al primo posto della classifica si piazza Luigi Brugnaro di Venezia (centrodestra) che aumenta l’ipotetico consenso di quasi l’11%. Al secondo posto il giovane primo cittadino di Ascoli Piceno, Marco Fioravanti (centrodestra), + 4,7%. Al terzo posto Antonio De Caro (centrosinistra), sindaco di Bari, – 4,3%, che vorrebbe giocarsi le sue carte per la corsa alla presidenza della Regione anche se Emiliano nel suo tour per la Puglia non smette di ricordare la sua disponibilità al terzo mandato. Quarto posto per Beppe Sala (centrosinistra), sindaco di Milano, + 2,3%. Quinto posto per Gaetano Manfredi (centrosinistra), sindaco di Napoli, – 2,4%.
In fondo alla classifica, come detto, il primo cittadino di Lecce, Carlo Salvemini (centrosinistra), – 6,9%, Gianluca Festa (Liste Civiche), sindaco di Avellino, -7,5% e Luigi De Mossi (centrodestra), sindaco di Siena, -6,8%.
Salvemini: ‘I sondaggi non sono voti’
Il Sindaco di Lecce, come detto, non dà troppo peso alla classifica elaborata dall’Istituto Noto, consapevole del fatto che chi governa mette sempre a dura prova il consenso e stressa la propria immagine scintillante in campagna elettorale. Il gioco delle parti, insomma, che nulla ha a che vedere con i voti veri, reali, quelli che vengono siglati nelle cabine elettorlai e inseriti poi nelle urne. “Vado avanti fiducioso e impegnato a realizzare il programma di mandato: sono tante e importanti le cose da fare – scrive Carlo Salvemini – . Poi nel 2024, quando scadrà questa consiliatura e torneremo alle elezioni, i sondaggi lasceranno il posto ai voti veri. Quelli che, contro i pronostici, ho già raccolto nel 2017 e nel 2019″.
Anche i commenti sul post di Salvemini dimostrano un’opinione pubblica divisa in due. A chi sostiene il primo cittadino ‘ Ti hanno lasciato una città in macerie e la stai trasformando’, fa da contraltare chi ribatte: ‘Sindaco, il mio voto lo hai letteralmente gettato nei rifiuti’. E poi una serie di complimenti da una parte e di rimbrotti dall’altra; nel mezzo chi chiede a Salvemini di non autoassolversi e di ascoltare di più i cittadini. Evidentemente le scelte sulla mobilità nel centro storico, a cominciare dalla chiusura h. 24, non stanno aiutando. Senza dimenticare la pulizia delle strade, argomento sul quale – in maniera particolare nelle periferie – i leccesi hanno tanto da dire. Ma il primo cittadino ha ragione: governare non è mai facile e i voti, quelli veri, si contano nelle urne. Non prima.