
La Lombardia così come il Veneto – due regioni che hanno fatto della sanità una eccellenza – non riusciranno a reggere a lungo l’aumento dei contagi da coronavirus. Il contatore dei positivi cresce, il numero delle persone che hanno bisogno della terapia intensiva pure, ma i posti scarseggiano tant’è che la Regione sta mettendo a punto un piano per creare nuovi ‘letti’.
Il coprifuoco alle 18.00, l’invito a restare a casa, a limitare il più possibile la vita sociale non bastano più. Per questo Attilio Fontana così come il suo collega Luca Zaia ha invocato il modello wuhan, misure ancora più drastiche per frenare questo ‘tsunami’. Bisogna chiudere tutto, tranne i servizi essenziali. Concorda anche il numero uno del Piemonte, Alberto Cirio.
Il governo prende tempo e l’idea non convince tutti. Non il ministro delle politiche agricole e forestali Teresa Bellanova, contraria ad uno stop forzato per contrastare in modo drastico la diffusione del covid-19.
«Voglio esser chiara: sì al rispetto ferreo delle regole perché dobbiamo assolutamente contenere l’epidemia, ma no a fermare l’Italia: non possiamo e non dobbiamo farlo. L’Italia deve restare in piedi, insieme ce la faremo» ha scritto la sindacalista salentina, capo delegazione di Italia Viva su Twitter.
La risposta di Roberto Burioni
Non si è fatta attendere la risposta del virologo Roberto Burioni: «La regola è una sola, stare a casa. Se questo significa fermarsi, è necessario farlo. Se non lo faremo, sarà il virus a fermarci e sarà una tragedia. Le minimizzazioni stile ‘l’Italia non si ferma’ hanno fatto già danni gravissimi. Ora basta, finitela. Meglio il silenzio» ha cinguettato.
Forse se i governatori delle Regioni che vantano un sistema sanitario organizzato invocano la chiusura totale forse andrebbero ascoltati.