«Io prima votava, adesso non voto più…nessuno». Le elezioni e il rischio astensionismo

Manca poco all’appuntamento del 25 settembre, data in cui gli italiani saranno chiamati alle urne. E se tra vincitori e vinti prevarrà l’astensionismo?

Manca ormai poco, davvero poco. È bene rispolverare tessera elettorale e carta di identità perché domenica 25 settembre, dalle 7.00 alle 23.00, si dovrà votare per il rinnovo della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica con il cosiddetto Rosatellum.

Tra i risultati dei sondaggi, vicini sì ma mai del tutto veritieri, e una campagna elettorale “strana” in pieno agosto, l’esito delle elezioni politiche, quello che sarà sotto gli occhi di tutti una volta chiuse le urne e contate tutte le schede, è più che mai un’incognita.

Dibattiti, salotti politici, ospitate televisive sempre più “clamorose”, botta e risposta quasi al vetriolo, sfide a suon di programmi di questo o quel partito, hashtag e cinguettii, piazze tornate prepotentemente «di moda» e altre, quelle «social» sempre più utilizzate, gli scogli da superare e il risultato minimo da ottenere per ritenersi almeno soddisfatti: si potrebbe riassumere così il clima di questi giorni. Un clima dai toni accesi e dagli inspiegabili silenzi. Ma è sul day-after che si interrogano in tanti. Che cosa accadrà a spoglio finito?

Che le elezioni abbiano scarso mordente sui cittadini è un dato di fatto, confermato anche dai precedenti. Anche in questo caso l’elettore chiamato ad esprimere la propria preferenza metterà sulla scheda una croce per inviare un messaggio chiaro e preciso contro o a favore del Governo, sempre che si scomodi per andare a votare. Il timore, più che fondato, è che a vincere sarà il partito del non voto. In tanti, interrogati, rispondono come fece la signora Lola nel famoso video «la questione meridionale»: “Io prima votava, adesso non voto più…nessuno!”.

E allora che fare? Mentre da un lato si sprecano fiumi e fiumi di parole per cercare di “inculcare” nei cittadini l’importanza di andare a votare, dall’altro è sempre più pesante l’ombra dell’astensionismo. Un dettaglio da non sottovalutare in un momento “delicato” come quello attuale dove il «non-voto» potrebbe avere ripercussioni non indifferenti.

Ovunque non si parla d’alto. Gli esperti hanno provano a spiegare cosa accadrà se il 25 buona parte degli italiani decidessero alla fine di restare a casa. Perché sul tavolo non ci sono gli “indecisi” da convincere, alla fine è probabile che si presenteranno alla prova del voto. Il nemico numero uno da battere, refrain di numerose campagne elettorali, si chiama astensionismo. Chi non andrà alle urne e metterà la ‘minoranza’ nelle condizioni di vincere su una ‘maggioranza’ che sceglie il silenzio e l’indifferenza.

Il malumore della gente è reale, concreto e si può misurare. Così come la delusione verso la politica in generale, senza entrare nel merito dei colori. In questo contesto, appare chiaro che l’astensionismo più un rebus da decifrare potrebbe essere un’alternativa valida per chi non conosce altra forma di “protesta”. O un segno, l’ennesimo, della disaffezione dei cittadini e della totale sfiducia nei confronti della politica.

A parlare, oggi come ieri, alla fine saranno ancora una volta…i numeri, quelli dello spoglio elettorale. Vedremo…



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