Delusi dalle promesse mancate, ma i Cinque Stelle ottengono buoni risultati nella terra dell’Ilva e della Tap

Non è il successo ottenuto il 4 marzo, ma non siamo nemmeno dinanzi ad una debacle. Il Movimento Cinque Stelle vince a Taranto e tiene anche a Melendugno

Ha ragione un lettore di Leccenews24 quando, commentando un nostro articolo, ha dichiarato che il voto non si esprime sui social, dove i leoni da tastiera manifestano l’odio verso questo o quel partito utilizzando parole anche pensanti, offensive, oltraggiose. L’importante è la croce segnata sulla scheda elettorale, al chiuso delle urne. Quella croce che in Salento ha premiato Matteo Salvini.

Non sono bastati i lenzuoli esposti sui balconi né le proteste durante la visita del Ministro dell’Interno nel capoluogo barocco. Il Leader della Lega ha conquistato quasi tutti i comuni della provincia di Lecce.

Basta superare i confini locali per vedere Luigi Di Maio e il Movimento Cinque Stelle primeggiare. Anche in quella Taranto che aveva fatto un nodo al fazzoletto per la storia, ormai nota, dell’Ilva. I pentastellati che alle elezioni politiche del 4 marzo, avevano ottenuto un vero e proprio plebiscito, raccogliendo oltre il 47% dei voti, avevano promesso la chiusura dello stabilimento siderurgico, salvo poi fare marcia indietro esattamente come accaduto per il gasdotto Tap. Per colpa dei governi precedenti, naturalmente, almeno così si erano erano giustificati.

I Cinque Stelle vincono nella circoscrizione del Sud, a Taranto con 17.485 voti e, a proposito di Tap, tengono anche in quella Melendugno che aveva giurato vendetta. “Ci vediamo alle urne” avevano detto gli attivisti che si oppongono alla realizzazione del progetto della multinazionale svizzera. Eppure, lì dove dovrà sbucare il ‘tubo cattivo’ il Movimento Cinque Stelle riesce a collezionare 740 preferenze. È vero che il primo partito rimane sempre il Carroccio, con 871 voti, ma è comunque un buon risultato visti i tanti capitoli che si sono consumati all’ombra di San Basilio tra cui quello delle bandiere e delle tessere elettorali bruciate come forma di protesta. La debacle tanto attesa non c’è stata.

Le Europee avrebbero dovuto essere uno strumento per misurare il malcontento degli elettori che avevano creduto nelle promesse fatte in campagna elettorale e mai mantenute, ma i numeri hanno raccontato altro. Alla fine i Cinque Stelle non hanno perso nessuna faccia, anzi nel Sud l’hanno salvata, grazie anche al reddito di cittadinanza che ha attutito la caduta.



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