Elezioni politiche, il Pd glissa sulla sconfitta e pensa alla debacle della Lega. Si attendono le decisioni di Letta

Il segretario dem Enrico Letta non si è sbilanciato, ma in tanti aspettato le sue dimissioni. Non è detto che arrivino. Prima bisognerebbe ammettere la sconfitta, con umiltà, anche per poter ricominciare.

Quando ormai la strada era segnata, per commentare il risultato delle elezioni politiche ottenuto dal Partito Democratico ai microfoni si è presentata Debora Serracchiani, capogruppo alla Camera. Faccia scura come i pensieri, la parlamentare, dopo aver ammesso la vittoria di Fratelli D’Italia e di Giorgia Meloni, ha glissato sulla sua parte e si è soffermata a lungo sulla sconfitta di Matteo Salvini, «sul quale una riflessione dovrà essere fatta» e del Terzo Polo di Calenda-Renzi che «non ha raggiunto gli obiettivi che si era dato, non all’altezza delle aspettative».

«Serata triste per il paese» ha detto più volte la Serracchiani «ma la destra è maggioranza nel Parlamento non nel Paese». Il momento non era facile, certo. Ma fare un’analisi senza mai guardare in casa propria non è stato il massimo e in tanti – anche dalla sua parte – non hanno gradito. ‘Perchè nessun mea culpa?’ le hanno scritto?

Parole le sue che, in un certo senso, ricordano quelle di Pier Luigi Bersani all’indomani del deludente risultato del 2013: “Siamo arrivati primi, ma non abbiamo vinto”. Ma il 20% sperato durante la campagna elettorale è stato solo sfiorato. Letta, insomma, non è riuscito a incassare un risultato migliore dell’ex numero uno del Nazareno e leader di Italia Viva, risultato che in più occasioni aveva definito «disastroso».

Ammettere gli errori sarebbe già un passo avanti per i dem. La campagna «Scegli», che ha fatto non poco discutere per alcuni claim, ha portato a un risultato chiaro, una volta chiuse le urne e completato lo spoglio: gli italiani hanno scelto Giorgia Meloni. Ha pesato, senza dubbio, la scelta di aver sottovalutato il Movimento Cinque Stelle di Conte, considerato finito, come anche il pasticcio dell’accordo siglato e poi sciolto con Carlo Calenda che ha avuto il merito di conquistare una percentuale altissima per un progetto che fino a qualche settimana fa non esisteva nemmeno. Come è stato sbagliato incentrare la campagna elettorale sullo spauracchio del fascismo da scongiurare. Hanno puntato tutto sulla carta “se arrivano le destre…” e hanno perso miseramente. Non si può pensare di vincere le elezioni, solo con questo. Serve decisamente di più: programmi o idee, per esempio.

Non è un caso che il Governatore dell’Emilia Romagna, considerato come il prossimo segretario in pectore, ha subito twittato i complimenti alla Melono, quasi a voler raffreddare il clima di ‘guerra fredda’ che si imputa a Enrico Letta.

Ora bisognerà capire cosa accadrà. Il segretario dem non si è sbilanciato, ma in tanti aspettato le sue dimissioni. Non è detto che arrivino. Prima bisognerebbe ammettere la sconfitta, con umiltà, anche per poter ricominciare. Il 18% raggiunto ha il sapore di una disfatta. Ma accettarlo non è facile, servirebbe una riflessione seria, partendo da una buona dose di auto-critica. Servirebbe, ma non è detto che sarà così.



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