Quando ormai la strada era segnata, per commentare il risultato delle elezioni politiche ottenuto dal Partito Democratico ai microfoni si è presentata Debora Serracchiani, capogruppo alla Camera. Faccia scura come i pensieri, la parlamentare, dopo aver ammesso la vittoria di Fratelli D’Italia e di Giorgia Meloni, ha glissato sulla sua parte e si è soffermata a lungo sulla sconfitta di Matteo Salvini, «sul quale una riflessione dovrà essere fatta» e del Terzo Polo di Calenda-Renzi che «non ha raggiunto gli obiettivi che si era dato, non all’altezza delle aspettative».
«Serata triste per il paese» ha detto più volte la Serracchiani «ma la destra è maggioranza nel Parlamento non nel Paese». Il momento non era facile, certo. Ma fare un’analisi senza mai guardare in casa propria non è stato il massimo e in tanti – anche dalla sua parte – non hanno gradito. ‘Perchè nessun mea culpa?’ le hanno scritto?
Parole le sue che, in un certo senso, ricordano quelle di Pier Luigi Bersani all’indomani del deludente risultato del 2013: “Siamo arrivati primi, ma non abbiamo vinto”. Ma il 20% sperato durante la campagna elettorale è stato solo sfiorato. Letta, insomma, non è riuscito a incassare un risultato migliore dell’ex numero uno del Nazareno e leader di Italia Viva, risultato che in più occasioni aveva definito «disastroso».
Ammettere gli errori sarebbe già un passo avanti per i dem. La campagna «Scegli», che ha fatto non poco discutere per alcuni claim, ha portato a un risultato chiaro, una volta chiuse le urne e completato lo spoglio: gli italiani hanno scelto Giorgia Meloni. Ha pesato, senza dubbio, la scelta di aver sottovalutato il Movimento Cinque Stelle di Conte, considerato finito, come anche il pasticcio dell’accordo siglato e poi sciolto con Carlo Calenda che ha avuto il merito di conquistare una percentuale altissima per un progetto che fino a qualche settimana fa non esisteva nemmeno. Come è stato sbagliato incentrare la campagna elettorale sullo spauracchio del fascismo da scongiurare. Hanno puntato tutto sulla carta “se arrivano le destre…” e hanno perso miseramente. Non si può pensare di vincere le elezioni, solo con questo. Serve decisamente di più: programmi o idee, per esempio.
Non è un caso che il Governatore dell’Emilia Romagna, considerato come il prossimo segretario in pectore, ha subito twittato i complimenti alla Melono, quasi a voler raffreddare il clima di ‘guerra fredda’ che si imputa a Enrico Letta.
Ora bisognerà capire cosa accadrà. Il segretario dem non si è sbilanciato, ma in tanti aspettato le sue dimissioni. Non è detto che arrivino. Prima bisognerebbe ammettere la sconfitta, con umiltà, anche per poter ricominciare. Il 18% raggiunto ha il sapore di una disfatta. Ma accettarlo non è facile, servirebbe una riflessione seria, partendo da una buona dose di auto-critica. Servirebbe, ma non è detto che sarà così.