Le idee per la “Puglia Futura” di Rossana Bray, in corsa alle Regionali

Intervista a Rossana Bray, candidata alle elezioni regionali del 20 e 21 settembre con la lista Puglia Futura di supporto al Movimento 5Stelle.

rossana bray
  • Rossana Bray, candidata con la lista Puglia Futura di supporto al Movimento 5Stelle, come mai?

Intanto mi è stato chiesto di candidarmi. Dopo un momento di autentica sorpresa, mi sono confrontata con la mia famiglia, con gli amici fidati, per saggiare le reazioni alla notizia da parte di chi non ha altri interessi se non il mio benessere. Ho poi sentito altri amici e conoscenti, i colleghi, e la risposta è stata la stessa. La scelta della Lista, Puglia Futura, inoltre è coerente con la mia idea di politica attiva e, quindi, ho trovato una certa convergenza tra le varie sollecitazioni, quelle esterne e quelle sopite del mio percorso personale.

  • Qual è la sua idea di politica attiva?

La Politica per me deve tornare al suo significato originario legato alla sua etimologia. La gestione della “polis” per il bene di tutti, che presuppone uno sguardo lungo altrimenti finisce per sovrapporsi all’«amministrazione», che è una cosa ben diversa. Anche un condominio si amministra. La Politica è la capacità di immaginare percorsi e scenari a lungo termine e realizzarli affidandoli poi agli amministratori. Ecco, credo che i nostri politici degli ultimi decenni siano più orientati alla gestione immediata, quella che da risultati spendibili nell’immediato. Chi afferma che molti di loro sono in perenne campagna elettorale, non ha tutti i torti. Con gli anni ho anche capito che per cambiare qualcosa che non ci piace o che potrebbe funzionare meglio, bisogna rimboccarsi le maniche e soprattutto agire dall’interno del sistema. Il mio #dall’internosicambia veicola proprio questo messaggio. Commentare e fare opinione dai social non basta. Bisogna riuscire a dialogare direttamente con i policy makers.

  • L’ambizione personale non c’entra?

Certo che c’entra. Sarebbe sciocco negarlo. Ma anche in questo caso, bisogna distinguere. Ci sono ambizioni sane e ambizioni malate. Quando non è aspirazione al potere, l’ambizione è un desiderio legittimo di migliorarsi, di vedere i propri meriti riconosciuti; per me significa anche aggiungere un tassello importante ad un percorso di vita. Io sono una persona semplice, che proviene da una famiglia tradizionale, come tante, e sono riuscita a realizzarmi nella professione migliorando la condizione socio-economica di partenza. Questo ho potuto farlo grazie allo studio che non ho mai interrotto dal momento in cui mi sono laureata, alla perseveranza che mi ha sostenuta nei momenti di stanchezza, all’ambizione, appunto, di fare qualcosa di cui andare fiera. Questa candidatura rientra in questo percorso. Ho imparato delle cose, le so fare bene e posso metterle a disposizione. Se qualcuno le vuole.

  • Quale contributo pensa di poter dare?

Di professione mi occupo di valorizzazione della ricerca da molti anni. Prima con l’Università del Salento e ora con l’Università di Bari. In concreto, mi occupo di come la ricerca prodotta nelle università possa essere trasferita e divulgata sul territorio attraverso la creazione di spin-off, attraverso la protezione offerta da brevetti, e strategie di scouting tecnologico. Mi occupo anche di rendicontazione di progetti europei, di networking tra enti pubblici e privati. Questo lavoro mi ha consentito di stare a contatto con i giovani, non solo brillanti ricercatori e studiosi universitari.

Ho abitudine a dialogare con i giovani, forse per via del mio lavoro, forse perché sono la mamma di un ragazzo di diciotto anni, che si sta affacciando alla vita e vorrei per lui realistiche opportunità di crescita, come le ho avute io. Sono preoccupata per la sua generazione. Mi sembra che non abbia le stesse opportunità che ho avuto io, che erano già drammaticamente inferiori a quelle della generazione precedente. Insomma, mi sembra che il divario generazionale si stia allargando sempre di più. Inoltre i ragazzi, i compagni di mio figlio, considerano la “cosa pubblica” come qualcosa che non appartiene loro. Le istituzioni come qualcosa di a sé stante. I politici e la politica come qualcosa di corruttivo. C’è un gran parlare di riportare i giovani al centro del dibattito politico ma a dirlo sono gli anziani della politica e la cosa non funziona, perché le idee che mettono in campo sono purtroppo obsolete o comunque discordanti rispetto poi alle politiche assunte che finiscono per danneggiare proprio i giovani.

  • Per la Puglia che cosa propone?

Credo che sia necessario e urgente cambiare il paradigma e la metodologia della pianificazione territoriale e declinarla tenendo ben presenti i Goals dell’Agenda 2030 con i temi da essa trattati, in una visione di sistema e di sinergie. E’ necessario ridurre le conseguenze degli errori commessi dalla scelte intergenerazionali compiute da chi ci ha preceduto e il cui impatto si manifesta a distanza di molto tempo.

Pensiamo all’esaurimento delle risorse, al riscaldamento globale, all’aumento del debito pubblico. Con un gruppo di amici cari abbiamo immaginato un progetto di ammodernamento della linea Salerno-Taranto, di cui avete letto sulla stampa, che abbiamo condiviso sia con la senatrice Lezzi che con l’attuale sottosegretario Turco, discusso agli Stati Generali dell’Economia, considerato tra i progetti strategici per il rilancio del Sud. Stiamo pensando a qualche intervento per Taranto 2025. Interventi che aiutino a cambiare il volto del nostro territorio, fidando sulla progettualità, sulle opportunità mai sfruttate del territorio. Mi sono riconosciuta nelle parole di Draghi: dobbiamo offrire opportunità, infrastrutture, formazione competitiva. Quando il bonus finisce, si torna al punto di partenza, dal quale in realtà non ci si è mai allontanati. Penso, per esempio, alla fuga dei nostri ragazzi verso università settentrionali, che è stata incoraggiata dalle politiche ministeriali degli ultimi decenni, c’è poco da fare. I ragazzi che vanno a studiare al Nord, nonostante l’ottima qualità delle nostre università, non tornano più e vanno ad arricchire altri territori; per contro, la nostra regione fatica a raggiungere livelli di sviluppo paragonabili a quelli del Nord perché le opportunità di affermazione per i giovani laureati non sono competitive. Insomma, è un gatto che si morde la coda.

  • Lei è capolista.

Si, la cosa mi ha fatto molto piacere. Vuol dire che il movimento sta credendo e investendo nella mia persona ed io spero di non deludere le loro aspettative.

Pubbliredazionale elettorale



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