Il sì del referendum consultivo che ha sancito la fusione di Acquarica del Capo e Presicce si è trasformato in un risultato storico. Si tratta, infatti, della prima unione in Puglia dopo l’approvazione della Legge «Delrio» del 2014. La seconda se si considera Adelfia, nata il 29 settembre 1927 dal patto tra Canneto di Bari e Montrone.
Tante le voci, politiche e non, che hanno applaudito all’iniziativa che permetterà non solo di acquistare un maggiore peso nella cartina geografica salentina (il nuovo comune, che avrà più di 10mila anime, occuperà la posizione numero 26 nella classifica delle città della provincia di Lecce per popolazione), ma anche dei vantaggi economici, visti i finanziamenti – pari a 1 milione e 700mila euro per 10 anni – destinati ai comuni che si impegneranno in opere simili.
C’è però una voce fuori dal coro, quella del presidente del Movimento “Salento fa la differenza”, Antonio Raone secondo cui la fusione nonostante sia una pagina storica, è stata poco condivisa. “Decisa nelle stanze del potere”, insomma.
«La fusione dei comuni di Presicce e di Acquarica del Capo rappresenta una pagina storica, la più importante, per la nostra comunità. Oggi però dobbiamo porci delle domande: quanto il percorso di fusione può dirsi condiviso dalla base, dai cittadini? In che misura, invece, è stata deliberata nelle stanze del potere?” si chiede Raone.
«Il mio sostegno al No si è basato su alcune perplessità che non riguardano la normativa o le possibilità che la fusione comporterà, quanto piuttosto i dubbi per un iter frettoloso, carente nei tempi e nei modi, non correttamente metabolizzato, discusso», continua Raone.
Nel referendum consultivo non è necessario il quorum. L’unica condizione necessaria, anzi imprescindibile, è che il sì avrebbe dovuto vincere in entrambi i Comuni. Il No in uno dei due luoghi “consultati” avrebbe interrotto la fusione delle due amministrazioni.
«Come leggere il dato relativo alla bassissima affluenza alle urne? Che valore vogliamo dare al fatto oggettivo che meno della metà della totalità dei cittadini hanno sentito l’esigenza di essere parte di questo grande cambiamento? Siamo onesti. Si sarebbe potuti arrivare alla stessa conclusione, ma in tempi probabilmente più maturi e con modalità meno approssimative».