“Torno in Salento a testa alta”. Barbara Lezzi risponde alle accuse dei No-Tap

La Ministra per il Sud, Barbara Lezzi ha deciso di rispondere alle accuse piovute dopo il via libera del Governo a Tap. E lo ha fatto con un videomessaggio su facebook.

«Con in Movimento Cinque Stelle al Governo quest’opera la blocchiamo in due settimane». Quelle parole pronunciate da Alessandro Di Battista a San Foca, durante una manifestazione contro il gasdotto Tap non le ha dimenticate nessuno. Non è stato il solo a promettere di fermare il progetto, considerato inutile e dannoso. Anche la ministra per il Sud, Barbara Lezzi si era schierata “dall’altra parte della barricata”.

Poi qualcosa è cambiato. Lo dimostrano chiaramente le foto e le bandiere bruciate dai manifestanti nello stesso posto, ai piedi della torre della marina di Melendugno, dove si era urlato «né qui né altrove».

Il via libera del Governo guidato da Giuseppe Conte che, in una lettera aperta ai cittadini ha provato a difendere i parlamentari pentastellati, è visto come un tradimento. «Siete peggio dei vostri predecessori» urlano, chiedendo le dimissioni immediate di chi non ha mantenuto le promesse.

Alla fine, la ministra, travolta dalle polemiche ha rotto il silenzio. Lo ha fatto con un videomessaggio in cui spara a zero contro il sindaco Marco Potì, reo di aver avuto ‘modi da teppistello’, contro il Governatore Michele Emiliano, invitato a dimettersi, letteralmente “ad andare a casa”, in piena contestazione con il suo partito che ha voluto il gasdotto e l’approdo a San Foca. E contro il movimento No-Tap e il suo portavoce Gianluca Maggiore e chi più ne ha ne metta.

Il videomessaggio

Dopo aver ribadito che il M5S non ha dato nessuna autorizzazione al Progetto, ma che si tratta di una eredità del precedente governo, impossibile da fermare per via delle ‘penali’ che non possono essere pagate dai cittadini italiani, la Lezzi inizia a togliersi qualche sassolino dalla scarpa. Punta il dito contro il primo cittadino di Melendugno che «con maniere da teppistello» gli avrebbe intimato di non tornare in Salento. Lui non può dirmi dove andare, a casa mia ci torno quando voglio». A testa alta, ha detto.

Ha citato anche Vittorio Potì, zio del sindaco e consigliere regionale, deceduto anni fa. Sarebbe stato lui, secondo la Lezzi, a volere l’approdo di Tap a San Foca.

Se la prende anche con Gianluca Maggiore, leader e portavoce dei No Tap. «Durante e prima della campagna elettorale sono stata contestata dai NoTap con i quali non ho mai avuto un buon rapporto. Non hanno mai calcato i nostri palchi né condiviso la battaglia con noi e questo è legittimo, ma allora sono gli ultimi a poter chiedere le mie dimissioni».

Conte: “è colpa mia”

Nel suo lungo sfogo (o difesa) Barbara Lezzi chiarisce la sua posizione, ma non basterà a placare gli animi, talmente infuocati che il premier, Giuseppe Conte è dovuto scendere in campo “mettendoci la faccia”. In una lettera aperta ai cittadini di Melendugno parla di «reazioni che mi sembrano a dir poco ingenerose» nei confronti dei parlamentari M5s.

«Sono stato personalmente testimone dell’appassionato e infaticabile impegno che hanno profuso, in tutti questi mesi, al fine di mantenere la parola assunta con i propri elettori. Se “colpa” deve essere, attribuitela a me».

Si fa sentire anche Matteo Salvini: «Il fuoco e le minacce non sono mai la soluzione. Quell’opera è fondamentale», ma il problema non è della Lega. È dei Cinque stelle. E loro lo sanno.



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