Giggino lascia un Matteo per un altro. E il Governo da giallo-verde diventa giallo-rosso

In corso le consultazioni del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella per cercare di risolvere la crisi di Governo “più pazza del mondo”. Le elezioni si allontanano

La politica è strana, proprio come la vita. Lo stesso Matteo Renzi che con il suo ‘no’ pronunciato nella trasmissione di Fabio Fazio aveva bocciato all’origine la nascita del Governo tra Pd e Movimento Cinque Stelle, all’indomani del voto del 4 marzo, ora con una inversione ad U degna di un pilota temerario, dà il via alla nascita del Governo giallorosso.

Cinque punti, tanti quanti le stelle dei grillini, per costringere i pentastellati a dire sì. Questa la base di partenza dell’accordo.

Se non gli si metterà di traverso il suo segretario Nicola Zingaretti, dedito a manovre più prudenti, porterà in porto il suo capolavoro. Uscirà dall’angolo in cui si era o era stato messo e porrà fine a quella che gli studiosi di politica definiscono “la crisi più pazza del mondo”.

Già, proprio lui che chiudendo il ‘forno 1’ aveva mandato dritto dritto Luigi Di Maio al ‘forno 2’, quello aperto da Matteo Salvini.

E così cambiano anche le opinioni e i punti di vista. Se per alcuni i grillini, fino ad ora, fino a quando reggevano il moccolo al ‘ministro dei selfie’ erano incapaci di intendere e di volere e stavano portando il Paese alla rovina e allo sbando, adesso si sono magicamente trasformati, diventando i baluardi delle istituzioni. Dall’altro lato, quel Pd che Giggino aveva definito con disprezzo ‘il Partito di Bibbiano’ diventa, invece, l’altra metà del cielo, il nuovo porto che salva la nave che sta per affondare.

A dirla tutta, però, possono essere Matteo Salvini e i suoi a lamentarsi di questo inciucio, di questa piroetta, di questa giravolta? Possono essere proprio loro che un anno fa, pur di andare al Governo, tradirono il mandato degli elettori di centrodestra e diedero vita all’esecutivo giallo-verde?

A Salvini va solo ricordato il detto craxiano: “La volpe, prima o poi, diventa pelliccia”.

Difficile dire cosa sia meglio per il Paese o cosa sia peggio.

Le elezioni sono sempre un bagno di democrazia, ma è indubbio che potrebbero riportare pari pari allo stallo di 15 mesi fa. I governi tecnici o di scopo fanno paura solo a pronunciarli, ma dinanzi al rischio dei pescecani finanziari che potrebbero far schizzare lo spread e mettere a rischio i conti dell’Italia (e quindi i risparmi degli Italiani) non si sa cosa scegliere.

Una cosa è certa. Ricordate gli applausi scroscianti, da brivido, che ricevettero Salvini e Di Maio il giorno dei funerali delle vittime del Ponte Morandi? Era l’applauso di un paese che sperava in una svolta, in un cambiamento, che sperava di vedere dai ‘nuovi’ cose non vecchie.

Quel Paese, invece, in 12 mesi ha visto le stesse identiche cose della Prima e della Seconda Repubblica.



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