Il Senato riformato è una barzelletta (ma non fa ridere). Il punto critico di Enrico Mauro

Leccenews24 propone un nuovo approfondimento in tema di referendum costituzionale che porterà gli italiani alle urne il prossimo dicembre. Di seguito la riflessione critica di Enrico mauro, ricercatore di diritto presso l’Ateneo salentino.

senato

Più si rileggono le disposizioni che la riforma costituzionale dedica al nuovo Senato, cuore della riforma, più si stenta a credere che siano state partorite. Proviamo a fare poco più di un elenco, non esaustivo, dei pasticci concepiti da questo Parlamento dinominati e illegittimi. I primi punti sono relativi alla composizione, quelli seguenti al funzionamento. Naturalmente una cattiva composizione non può non tradursi in cattivo funzionamento.

Il Senato non sarà abolito, come promesso, e non è dato sapere da chi e come saranno eletti i 95 senatori, su circa 100 espressione di comuni e regioni. Bisognerà attendere una legge bicamerale-paritaria.

Altri 5 senatori potranno essere nominati (per sette anni) dal Presidente della Repubblica tra cittadini che avranno illustrato la Patria per altissimi meriti. Avranno illustrato la Patria, ma rappresenteranno comuni e regioni! Persino la revisione berlusconiana bocciata dal referendum del 2006 non era così maldestra (trasformava i senatori a vita in deputati a vita in modo che, appunto, rappresentassero la Patria).

Resteranno come senatori di diritto a vita gli ex Presidenti della Repubblica. Che, poverini, rappresenteranno anche loro comuni e regioni. Anche su questo punto la revisione bocciata nel 2006 era fatta meglio.

Mentre i senatori saranno circa 100, i deputati resteranno 630. La revisione bocciata nel 2006 era molto più equilibrata (518 deputati più quelli a vita e 252 senatori). Persino il Piano di rinascita democratica di Licio Gelli era più equilibrato (450 deputati e 250 senatori, non si capisce se inclusi o esclusi quelli a vita)!

Questi circa 100 senatori, però, eleggeranno ben 2 giudici costituzionali (che peraltro si occuperanno per forza di cose di qualunque materia, non solo di enti territoriali), mentre i 630 deputati eleggeranno solo 3 giudici costituzionali. Dov’è la ragionevole proporzione?!

Fin qui quanto alla composizione. Passiamo al funzionamento.
I pochi senatori saranno prima di tutto sindaci e consiglieri regionali: a tempo parziale come sindaci e consiglieri e a tempo parziale come senatori. Non è dato sapere se la loro settimana sarà di quattordici giorni.

I senatori di provenienza comunale e regionale non scadranno tutti insieme, bensì man mano che termineranno i mandati comunali e regionali. Anche questo non aiuterà il Senato a lavorare bene.

Ai pochi senatori, quasi tutti part-time, sarà affidata una quantità spropositata di funzioni legislative ed extralegislative. Tra quelle extralegislativealcune sono nuove e bizzarre per un Senato delle istituzioni territoriali. Ad esempio, non si capisce cosa voglia dire che il Senato valuterà le politiche pubbliche e l’attività delle pubbliche amministrazioni e verificherà l’attuazione delle leggi dello Stato, e tanto meno si capisce perché dovrebbe valutare politiche e attività che non si riferiscono a comuni e regioni.

Quanto alle funzioni legislative, le materie per le quali resterà il bicameralismo paritario sono circa una ventina (non è facile contarle). Quindi sul punto il titolo della legge e il quesito referendario, che parlano semplicemente di superamento del bicameralismo paritario, sono ingannevoli.

Tra le leggi per le quali il bicameralismo resterà paritario vi sono quelle costituzionali e quelle di revisione costituzionale. Quindi il nuovo Senato di circa 100 senatori quasi tutti part-time e rappresentati comuni e regioni riformerà la Costituzione con gli stessi poteri della Camera. Capolavoro!

Nelle materie per le quali il bicameralismo paritario sarà superato il Senato potrà o dovrà sempre dire la sua. Questo significa che, se, a Costituzione vigente, un disegno di legge può essere approvato in due passaggi (Camera/Senato o Senato/Camera), lo stesso disegno di legge, a Costituzione riformata, ne richiederà quasi sicuramente tre (Camera/Senato/Camera).

Le procedure legislative saranno – grottescamente – una decina. Ma non si doveva semplificare, accelerare, chiarire? Il quadro si complica a tal punto che la riforma prevede che i Presidenti delle Camere decideranno d’intesa le questioni di competenza. Previsione che nella Costituzione vigente manca perché il quadro delle procedure legislative vi è molto più chiaro.

Non sono solo le questioni di competenza che rischieranno di rallentare il processo legislativo, bensì anche e soprattutto le questioni di costituzionalità per vizi di procedura: la Corte costituzionale, cioè, sarà sepolta (non ci vuole un profeta…) da domande di annullamento di leggi approvate secondo la procedura errata (x invece di y, y invece di z…).

Il resto della riforma, a parte poche cose buone che si potrebbero fare semplicemente ritoccando la Costituzione (ad esempio l’abolizione del CNEL) o comunque senza stravolgerla (ad esempio la ridistribuzione delle funzioni legislative tra regioni e Stato), è pensato e scritto altrettanto male. Ma bisognerebbe leggerla con i propri occhi, anziché fidarsi.
 
di Enrico Mauro



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