Elisa Rizzello: i pugliesi meritano cure a casa propria

Sul tema della salute interviene Elisa Rizzello, candidata al Consiglio Regionale della Puglia: i salentini e i pugliesi devono curarsi qui, e bene.

Come tante e tanti di voi, ho visto persone costrette a partire per curarsi: dietro la fredda espressione “mobilità passiva” c’è la realtà quotidiana di migliaia di cittadini pugliesi obbligati a prendere treni e aerei per ricevere prestazioni che dovrebbero essere garantite sotto casa. È una vergogna che pesa sulle finanze pubbliche e, soprattutto, sulle famiglie.

Ogni anno la Regione Puglia spende quasi 400 milioni di euro per rimborsare altre regioni – Lombardia, Emilia-Romagna – per ciò che non riescono a garantire qui. È un paradosso crudele: i nostri soldi finanziano ospedali lontani, mentre qui reparti vengono chiusi, alcuni dei medici migliori scelgono di andare altrove, i tempi di attesa si allungano, costringendo chi è già fragile ad affrontare viaggi faticosi e costosi.

Chi paga davvero questo fallimento? Dietro le cifre ci sono le storie di pazienti oncologici, di bambini con patologie rare, di anziani che non trovano assistenza sul territorio. Famiglie che si dividono per seguire un ricovero fuori regione, persone che rinunciano alle cure perché non hanno le risorse per spostarsi o che si indebitano per stare vicino a un figlio ricoverato a centinaia di chilometri da casa.

La responsabilità di questa situazione non si può liquidare con slogan né, dopo 20 anni di governo, possono dire di non sapere. Da anni si denunciano carenze strutturali, reparti chiusi, mancanza di personale, strumenti diagnostici obsoleti. Le risposte? Poche, frammentarie, insufficienti. Intanto i cittadini continuano a partire.

La salute non è un favore, è un diritto costituzionale. Curarsi in Puglia deve tornare a essere la regola, non l’eccezione. Servono investimenti veri negli ospedali, assunzioni di medici e infermieri, potenziamento dei centri di eccellenza, percorsi rapidi per i malati gravi.

Non si tratta di polemica politica, ma di dignità e di giustizia. Occorre investire in modo mirato, semplificare i percorsi di cura, garantire tempi certi e accessibili. Non possiamo più permetterci di vedere la salute come un capitolo di spesa: è il fondamento della fiducia tra cittadini e istituzioni.

La mobilità passiva non è solo un dato nei bilanci regionali. È una ferita sociale che ci riguarda tutti. E solo affrontandola con serietà, senza propaganda, potremo davvero cambiare il volto della nostra sanità.

È tempo di cambiare e io sono pronta a farlo, insieme a voi.

(Pubbliredazionale elettorale)



In questo articolo: