Chi non vorrebbe uscire almeno una volta con Donato Metallo? Noi lo abbiamo fatto, ve lo raccontiamo.

Chi lo ha detto che i politici escono solo con soubrette e modelle? Eccovi il resoconto del primo appuntamento con un giovane politico pugliese, uno dei più affascinanti sulla piazza.

Carismatico, creativo, progressista ed amatissimo da molti dei suoi concittadini. Parliamo di Donato Metallo, Sindaco di Racale che ha dimostrato, nei suoi anni di governo cittadino, una spiccata sensibilità verso temi quali l’istruzione, le politiche sociali e la tutela dell’ambiente.

L’amministrazione Metallo ha riqualificato e reso ecosostenibili 5 plessi scolastici intercettando fondi per un ammontare di circa 5 milioni di euro, ha sperimentato mezzi di trasporto pubblico a costo zero per i cittadini ed ha aderito al PAES (Piano d’Azione per l’Energia Sostenibile), adottando azioni che hanno ridotto, già nel 2015, le emissioni di CO₂ registrate sul territorio racalino del 20% e che hanno anticipato l’obiettivo previsto per il 2020 dal protocollo di Kyoto. Ci sarebbe tanto da dire sull’operato politico di Donato Metallo ma, oggi, non vogliamo parlarvi solo di politica.

Lo abbiamo incontrato ed intervistato e, badate bene, non si tratta della solita intervista. Gli abbiamo posto le domande che faremmo ad un amico, cercando di scoprire qualcosa di più sull’uomo che c’è dietro la figura pubblica. Godetevi questo primo appuntamento, in esclusiva per voi, solo su Leccenews24.it!

Rompiamo il ghiaccio. Ci racconti come ti sei avvicinato alla politica?

Credo sia stato determinante essere nato e cresciuto in una casa dove la passione politica si respirava quotidianamente. Mio padre, fervente tesserato del Partito Comunista Italiano, fu Sindaco di Alliste e nella famiglia di mia madre, una prozia ricoprì la carica di segretaria della sezione racalina della Democrazia Cristiana. Negli anni del Liceo divenni, per più anni consecutivi, rappresentante d’Istituto e all’Università mi avvicinai al collettivo studentesco e a Rifondazione Comunista, ma la decisione di dedicarmi totalmente all’attività politica fu successiva. Mi resi conto di essere un uomo fortunato e maturai il desiderio di restituire al mondo un po’ di quel bene che avevo ricevuto, dovevo solo trovare il modo per farlo.

Partì per fare volontariato in un orfanotrofio in Tanzania e l’esperienza vissuta segnò in me la determinazione a dedicare l’esistenza al servizio del prossimo, la politica è solo un mezzo per assecondare questo fine. Tornai a casa e, due mesi prima della laurea, divenni consigliere di minoranza nella mia Racale. Iniziò un entusiasmante percorso di opposizione e si venne a creare il bellissimo gruppo che sarebbe poi diventato “Io Amo Racale”.

Dicono tu sia un uomo avvenente. Credi che questa circostanza costituisca un vantaggio o uno svantaggio per un uomo politico?

Ammesso e non concesso io sia avvenente, credo che l’avvenenza possa costituire uno svantaggio quando non accompagnata da educazione ed umiltà. A volere indicare una caratteristica che mi ha favorito in campo politico non ho dubbi che questa sia la gentilezza. Non sempre un amministratore può risolvere tutti i problemi di tutti i singoli cittadini perché, purtroppo, non sempre esistono gli strumenti per farlo, ma può e deve, con umanità, empatizzare con il disagio di chi gli è davanti.

Se dovessi indicarmi la figura adulta che più ti ha influenzato durante l’infanzia di chi mi parleresti?

Più che da una sola persona mi sento influenzato da una storia comune con la mia famiglia che, nel suo complesso, ha contribuito a plasmare l’uomo che sono oggi. Mia madre mi ha insegnato la dolcezza e mi ha trasmesso l’amore per lo studio, mio padre ha instillato in me il valore dell’onestà e mia sorella ha dipinto i miei sorrisi più vivi. Loro sono stati e sono il nocciolo duro della parte migliore di me, ma anche i nonni, gli zii ed i prozii hanno concorso alla mia formazione. In me sento la traccia del vissuto dei miei nonni: il padre di mio padre, per lavoro, fu migrante in Svizzera ed in Venezuela ed i suoi racconti mi hanno profondamente toccato, è per questo che sono tanto sensibile al tema dell’immigrazione, quando sento parlare di gente in mare rivedo i suoi occhi. Sento in me anche l’energia vitale del nonno materno, giocatore d’azzardo e giramondo e ritrovo nei miei gesti il ricordo dei sacrifici fatti da mia nonna per apparecchiare, ogni giorno, un tavolo che accogliesse sempre tutto il parentado, ma anche gli amici portati dai parenti e gli amici degli amici.

Ed oggi chi è il tuo punto di riferimento?

Indubbiamente mia nonna, l’ultima ancora in vita. Trovo spesso conforto anche in mia zia, la sorella di mio padre. Poi, dal 2007, indosso la fede matrimoniale della mia nonna paterna, me la donò poco prima di morire: ci sono fari che non smettono mai di fare luce.

Hai paura di qualcosa?

Mi spaventa il fatto che ho quasi 40 anni e non ho ancora un figlio e temo di diventare troppo vecchio per godere pienamente della paternità. D’altra parte voglio diventare papà al momento giusto, senza forzature dettate dalla fretta. Per il resto. vivo le paure con filosofia ed affronto le piccole disgrazie con il sorriso sulle labbra, credo che sia un obbligo morale nei confronti di chi vive le vere tragedie. Non ho, invece, paura della morte perché non posso credere che l’immensa energia della nostra anima e delle nostre emozioni si spenga all’improvviso. Sono convinto che ci sia qualcosa dopo la morte, ma credo anche sia necessario vivere in modo tale da meritarselo.

Se dovessi raccontare la tua esperienza politica attraverso una metafora quale sceglieresti?

Mi racconterei come l’Inter di Mourinho, quella del triplete. Sono interista da sempre sebbene la storia dell’Inter sia una storia fatta di vittorie difficili. Siamo sempre stati quelli perdenti, ma abbiamo un trascorso significativo: l’Inter è una costola del Milan che si scinde per essere libera di aggregare anche giocatori stranieri, è una minoranza che si schiera dalla parte dei più deboli e degli esclusi. L’Inter, calcisticamente, è Davide che lotta contro Golia e questo mi fa pensare alla mia prima candidatura alla carica di Sindaco che era davvero una scommessa difficile perché io ero solo un ragazzo di 30 anni e c’erano quattro liste in campo, una delle quali capeggiata da un onorevole già Presidente della Provincia. Gli avversari mi schernivano definendomi “lu vagnone”. Alla fine “lu vagnone” vinse e fu la vittoria di quelli dati per sconfitti, fu la vittoria di Davide.

Credi nell’amore?

Credo profondamente nell’amore, ma deve essere di altissima qualità. Quando si è sognatori ed idealisti si tende a desiderare che tutte le esperienze emotive siano perfette e totalizzanti ed è proprio quest’ambizione alla perfezione che complica le cose perché nel contesto della relazione, dove ci si confronta con un’altra persona, la pretesa di perfezione deve, alle volte, cedere il passo al compromesso. Di certo, mi tengo lontano dall’amore che si trascina, dall’amore stanco che si tiene in piedi solo per il bisogno di non restare da soli.

Se dovessi scegliere tra amore di qualità e politica cosa sceglieresti?

Sicuramente l’amore. Se, con amore, riesci a costruire una famiglia che ti ama hai realizzato pienamente la tua vita. La politica è una missione e, in quanto tale, ha una durata temporale limitata mentre la famiglia è per sempre.

Qual è il tuo sogno a breve termine?

Probabilmente proprio riuscire a creare la mia piccola famiglia.

Bene, se questo fosse stato un vero primo appuntamento dove saremmo stati?

Saremmo stati in ristorante di cucina tradizionale, con i pomodori appesi al muro a fare da cornice ai cesti di vimini ed ai setacci per le olive. Avremmo chiacchierato davanti al camino acceso, bevendo un ottimo primitivo di Manduria.

A guardare negli occhi Donato Metallo viene la speranza che una politica più bella ed umana sia davvero possibile. Noi concederemmo sicuramente un secondo appuntamento a questo giovane uomo, e voi?



In questo articolo: